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Автор Тема: Новости Ватикана  (Прочитано 238614 раз)

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Re: Новости Ватикана
« Ответ #410 : 01 Июня, 2022, 16:58:18 »
Дорогие друзья, к сожалению, с мая полная информация сайтом Ватикана https://press.vatican.va/ предлагается без возможности его сразу перевести в браузере гуглхром (в их сайт вставили блокировку на эту встроенную в браузер опцию, о чем рассказано здесь: https://forum.oreola.org/index.php/topic,2998.msg38124.html#msg38124). В то же время в связи с тем, что "избранная информация" на их новостном сайте https://www.vaticannews.va/, где есть и адаптированный русский перевод, существенно урезается и даже порою искажается, считаем правильным и целесообразным впредь предлагать вам лишь текст на языке оригинала. Однако при желании и навыке, вы сумеете самостоятельно найти способы как его перевести, в том числе прямо здесь, на нашей странице, где данная функция работает исправно: нажимаете правой кнопкой на текст, и в меню выбираете "перевести на русский". Такова будет наша ответная мера: просто, но результативно. Спасибо за понимание и просим простить за неудобства, надеемся, что они временные. Пока будем считать, что Ватикан просто негласно поддержал какие-то санкции и проблема будет вскорости устранена его собственными силами, так как это в его же интересах.  Данный вводный текст будет вставляться впредь перед каждой их публикацией, как напоминание причин.                       
            Александр Набабкин-Романюк.

L’Udienza Generale,
01.06.2022
Appello del Santo Padre
L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Francesco ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi sulla Vecchiaia, incentra la sua riflessione sul tema «Non mi abbandonare quando declinano le mie forze» (Sal 71,9) (Lettura: Sal 71,5-6.20-21).
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Quindi ha rivolto un appello e un invito affinché si risolva la questione del blocco dell’esportazione del grano dall’Ucraina.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

Catechesi del Santo Padre in lingua italiana
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
La bella preghiera dell’anziano che troviamo nel Salmo 71 che abbiamo ascoltato ci incoraggia a meditare sulla forte tensione che abita la condizione della vecchiaia, quando la memoria delle fatiche superate e delle benedizioni ricevute è messa alla prova della fede e della speranza.
La prova si presenta già di per sé con la debolezza che accompagna il passaggio attraverso la fragilità e la vulnerabilità dell’età avanzata. E il salmista – un anziano che si rivolge al Signore – menziona esplicitamente il fatto che questo processo diventa un’occasione di abbandono, di inganno e di prevaricazione e di prepotenza, che a volte si accaniscono sull’anziano. Una forma di viltà nella quale ci stiamo specializzando in questa nostra società. È vero! In questa società dello scarto, questa cultura dello scarto, gli anziani sono messi da parte e soffrono queste cose. Non manca, infatti, chi approfitta dell’età dell’anziano, per imbrogliarlo, per intimidirlo in mille modi. Spesso leggiamo sui giornali o ascoltiamo notizie di anziani che vengono raggirati senza scrupolo per impadronirsi dei loro risparmi; o che sono lasciati privi di protezione o e abbandonati senza cure; oppure offesi da forme di disprezzo e intimiditi perché rinuncino ai loro diritti. Anche nelle famiglie – e questo è grave, ma succede anche nelle famiglie - accadono tali crudeltà. Gli anziani scartati, abbandonati nelle case di riposo, senza che i figli vadano a trovarli o se vanno, vanno poche volte all’anno. L’anziano messo proprio all’angolo dell’esistenza. E questo succede: succede oggi, succede nelle famiglie, succede sempre. Dobbiamo riflettere su questo.
L’intera società deve affrettarsi a prendersi cura dei suoi vecchi – sono il tesoro! -, sempre più numerosi, e spesso anche più abbandonati. Quando sentiamo di anziani che sono espropriati della loro autonomia, della loro sicurezza, persino della loro abitazione, comprendiamo che l’ambivalenza della società di oggi nei confronti dell’età anziana non è un problema di emergenze occasionali, ma un tratto di quella cultura dello scarto che avvelena il mondo in cui viviamo. L’anziano del salmo confida a Dio il suo sconforto: «Contro di me – dice - parlano i miei nemici, / coloro che mi spiano congiurano insieme / e dicono: “Dio lo ha abbandonato, / inseguitelo, prendetelo: nessuno lo libera!”» (vv.10-11). Le conseguenze sono fatali. La vecchiaia non solo perde la sua dignità, ma si dubita persino che meriti di continuare. Così, siamo tutti tentati di nascondere la nostra vulnerabilità, di nascondere la nostra malattia, la nostra età e la nostra vecchiaia, perché temiamo che siano l’anticamera della nostra perdita di dignità. Domandiamoci: è umano indurre questo sentimento? Come mai la civiltà moderna, così progredita ed efficiente, è così a disagio nei confronti della malattia e della vecchiaia, nasconde la malattia, nasconde la vecchiaia? E come mai la politica, che si mostra tanto impegnata nel definire i limiti di una sopravvivenza dignitosa, nello stesso tempo è insensibile alla dignità di una affettuosa convivenza con i vecchi e i malati?
L’anziano del salmo che abbiamo sentito, questo anziano che vede la sua vecchiaia come una sconfitta, riscopre la fiducia nel Signore. Sente il bisogno di essere aiutato. E si rivolge a Dio. Sant’Agostino, commentando questo salmo, esorta l’anziano: «Non temere di essere abbandonato nella tua vecchiaia. […] Perché temi che [il Signore] ti abbandoni, che ti respinga nel tempo della vecchiaia quando verrà meno la tua forza? Anzi, proprio allora sarà in te la sua forza, quando verrà meno la tua» (PL 36, 881-882). E il salmista anziano invoca: «Liberami e difendimi, / tendi a me il tuo orecchio e salvami. / Sii tu la mia roccia, / una dimora sempre accessibile; / hai deciso di darmi salvezza: / davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!» (vv. 2-3). L’invocazione testimonia la fedeltà di Dio e chiama in causa la sua capacità di scuotere le coscienze deviate dalla insensibilità per la parabola della vita mortale, che va custodita nella sua integrità. Prega ancora così: «O Dio, da me non stare lontano: / Dio mio, vieni presto in mio aiuto. / Siano svergognati e annientati quanti mi accusano, / siano coperti di insulti e d’infamia / quanti cercano la mia rovina» (vv. 12-13).
In effetti, la vergogna dovrebbe cadere su coloro che approfittano della debolezza della malattia e della vecchiaia. La preghiera rinnova nel cuore dell’anziano la promessa della fedeltà e della benedizione di Dio. L’anziano riscopre la preghiera e ne testimonia la forza. Gesù, nei Vangeli, non respinge mai la preghiera di chi ha bisogno di essere aiutato. Gli anziani, a motivo della loro debolezza, possono insegnare a chi vive altre età della vita che tutti abbiamo bisogno di abbandonarci al Signore, di invocare il suo aiuto. In questo senso, tutti dobbiamo imparare dalla vecchiaia: sì, c’è un dono nell’essere vecchi inteso come abbandonarsi alle cure degli altri, a partire da Dio stesso.
C’è allora un “magistero della fragilità”, non nascondere le fragilità, no. Sono vere, c’è una realtà e c’è un magistero della fragilità, che la vecchiaia è in grado di rammentare in modo credibile per l’intero arco della vita umana. Non nascondere la vecchiaia, non nascondere le fragilità della vecchiaia. Questo è un insegnamento per tutti noi. Questo magistero apre un orizzonte decisivo per la riforma della nostra stessa civiltà. Una riforma ormai indispensabile a beneficio della convivenza di tutti. L’emarginazione degli anziani sia concettuale sia pratica, corrompe tutte le stagioni della vita, non solo quella dell’anzianità. Ognuno di noi può pensare oggi agli anziani della famiglia: come io mi rapporto con loro, li ricordo, vado a trovarli? Cerco che non manchi nulla a loro? Li rispetto? Gli anziani che sono nella mia famiglia, mamma, papà, nonno, nonna, gli zii, amici, li ho cancellati dalla mia vita? O vado da loro a prendere saggezza, la saggezza della vita? Ricordati che anche tu sarai anziano o anziana. La vecchiaia viene per tutti. E come tu vorresti essere trattato o trattata nel momento nella vecchiaia, tratta tu gli anziani oggi. Sono la memoria della famiglia, la memoria dell’umanità, la memoria del Paese. Custodire gli anziani che sono saggezza. Il Signore conceda agli anziani che fanno parte della Chiesa la generosità di questa invocazione e di questa provocazione. Che questa fiducia nel Signore ci contagi. E questo, per il bene di tutti, di loro e di noi e dei nostri figli.


https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/06/01/0418/00858.html
« Последнее редактирование: 01 Июня, 2022, 17:02:33 »

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Re: Новости Ватикана
« Ответ #411 : 03 Июня, 2022, 17:45:13 »
                Дорогие друзья, к сожалению, с мая полная информация сайтом Ватикана https://press.vatican.va/ предлагается без возможности его сразу перевести в браузере гуглхром (в их сайт вставили блокировку на эту встроенную в браузер опцию, о чем рассказано здесь: https://forum.oreola.org/index.php/topic,2998.msg38124.html#msg38124). В то же время в связи с тем, что "избранная информация" на их новостном сайте https://www.vaticannews.va/, где есть и адаптированный русский перевод, существенно урезается и даже порою искажается, считаем правильным и целесообразным впредь предлагать вам лишь текст на языке оригинала. Однако при желании и навыке, вы сумеете самостоятельно найти способы как его перевести, в том числе прямо здесь, на нашей странице, где данная функция работает исправно: нажимаете правой кнопкой на текст, и в меню выбираете "перевести на русский". Такова будет наша ответная мера: просто, но результативно. Спасибо за понимание и просим простить за неудобства, надеемся, что они временные. Пока будем считать, что Ватикан просто негласно поддержал какие-то санкции и проблема будет вскорости устранена его собственными силами, так как это в его же интересах.  Данный вводный текст будет вставляться впредь перед каждой их публикацией, как напоминание причин.                                   Александр Набабкин-Романюк.


Udienza alla Delegazione di giovani Sacerdoti e Monaci di Chiese Ortodosse orientali, 03.06.2022
Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza una Delegazione di giovani sacerdoti e monaci di Chiese Ortodosse orientali e ha rivolto loro il discorso che riportiamo di seguito: Discorso del Santo Padre
                     
                   Cari fratelli!
                 «La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi!» (2 Cor 13,13). Con questo saluto di San Paolo desidero darvi il mio caloroso benvenuto e manifestarvi la gioia per la vostra visita. Le parole dell’Apostolo aprono spesso, nel rito romano, la Sinassi eucaristica che, mi auguro, potremo celebrare insieme nel giorno che il Signore vorrà.
                È bello che la vostra visita avvenga alla vigilia della Solennità di Pentecoste che, secondo il calendario latino, ricorre questa prossima domenica. Vorrei offrirvi quattro brevi spunti che tale festività mi ispira a proposito della piena unità alla quale aneliamo.
                Il primo pensiero è che l’unità è un dono, un fuoco che viene dall’Alto. Certo, senza stancarci dobbiamo pregare, lavorare, dialogare, prepararci affinché questa straordinaria grazia possa essere accolta. Tuttavia, il raggiungimento dell’unità non è primariamente un frutto della terra, ma del Cielo; non è anzitutto il risultato del nostro impegno, dei nostri sforzi e dei nostri accordi, ma dell’azione dello Spirito Santo, al quale occorre aprire i cuori con fiducia perché ci conduca sulle vie della piena comunione. L’unità è una grazia, un dono.
               Un secondo insegnamento della Pentecoste è che l’unità è armonia. La vostra delegazione, composta da Chiese di tradizioni diverse in comunione di fede e di sacramenti, illustra bene questa realtà. L’unità non è uniformità e non è nemmeno il frutto di compromessi o di fragili equilibri diplomatici. L’unità è armonia nella diversità dei carismi suscitati dallo Spirito. Perché lo Spirito Santo ama suscitare sia la molteplicità sia l’unità, come a Pentecoste, dove le diverse lingue non sono state ridotte a una sola, ma sono state assimilate nella loro pluralità. L’armonia è la via dello Spirito, perché Egli stesso, come dice San Basilio il Grande, è armonia.
              Un terzo insegnamento del giorno di Pentecoste è che l’unità è un cammino. Non è un progetto da scrivere, un piano studiato a tavolino; non si fa nell’immobilismo, ma nel movimento, nel dinamismo nuovo che lo Spirito, a partire dalla Pentecoste, imprime ai discepoli. Si fa cammin facendo: cresce nella condivisione, passo dopo passo, nella comune disponibilità ad accogliere le gioie e le fatiche del viaggio, nelle sorprese che nascono lungo il percorso. Come scrive San Paolo ai Galati, siamo tenuti a camminare secondo lo Spirito (cfr Gal 5,16.25). O, come dice Sant’Ireneo, che ho recentemente proclamato Dottore dell’Unità, la Chiesa è tôn adelphôn synodia, espressione che può essere tradotta come “una carovana di fratelli”. Ecco, in questa carovana cresce e matura l’unità, che – secondo lo stile di Dio – non arriva come un miracolo improvviso ed eclatante, ma nella condivisione paziente e perseverante di un cammino fatto insieme.
              Un ultimo aspetto. L’unità non è semplicemente fine a sé stessa, ma è legata alla fecondità dell’annuncio: l’unità è per la missione. Come ha pregato Gesù: «Tutti siano una sola cosa … perché il mondo creda» (Gv17,21). A Pentecoste la Chiesa nasce missionaria. E oggi ancora il mondo attende, anche inconsapevolmente, di conoscere il Vangelo di carità, libertà e pace che noi siamo chiamati a testimoniare gli uni insieme agli altri, non gli uni contro gli altri o gli uni lontano dagli altri. Al riguardo, sono grato per la testimonianza comune offerta dalle vostre Chiese, penso in modo speciale a quanti – e sono tanti – hanno sigillato con il sangue la fede in Cristo. Grazie per tutti i semi di amore e di speranza sparsi, in nome del Crocifisso Risorto, in varie regioni ancora segnate, purtroppo, dalla violenza e da conflitti troppo spesso dimenticati.
             Cari fratelli, la croce di Cristo sia la bussola che ci orienta nel cammino verso la piena unità. Perché è su quel legno che Cristo, nostra pace, ci ha riconciliati, radunando tutti in un popolo solo (cfr Ef 2,14). E allora dispongo idealmente sui bracci della croce, altare dell’unità, le parole che ho voluto condividere con voi, quasi come quattro punti cardinali della piena comunione, che è dono, armonia, cammino, missione.
             Vi ringrazio per la vostra visita e vi assicuro il ricordo nella preghiera, confidando anche nel vostro per me e per il mio servizio. Il Signore vi benedica e la Madre di Dio vi protegga. Se vi è gradito, ognuno nella propria lingua, possiamo pregare insieme il Padre Nostro.


https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/06/03/0424/00880.html

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Re: Новости Ватикана
« Ответ #412 : 04 Июня, 2022, 14:43:53 »
             Дорогие друзья, к сожалению, с мая полная информация сайтом Ватикана https://press.vatican.va/ предлагается без возможности его сразу перевести в браузере гуглхром (в их сайт вставили блокировку на эту встроенную в браузер опцию, о чем рассказано здесь: https://forum.oreola.org/index.php/topic,2998.msg38124.html#msg38124). В то же время в связи с тем, что "избранная информация" на их новостном сайте https://www.vaticannews.va/, где есть и адаптированный русский перевод, существенно урезается и даже порою искажается, считаем правильным и целесообразным впредь предлагать вам лишь текст на языке оригинала. Однако при желании и навыке, вы сумеете самостоятельно найти способы как его перевести, в том числе прямо здесь, на нашей странице, где данная функция работает исправно: нажимаете правой кнопкой на текст, и в меню выбираете "перевести на русский". Такова будет наша ответная мера: просто, но результативно. Спасибо за понимание и просим простить за неудобства, надеемся, что они временные. Пока будем считать, что Ватикан просто негласно поддержал какие-то санкции и проблема будет вскорости устранена его собственными силами, так как это в его же интересах.  Данный вводный текст будет вставляться впредь перед каждой их публикацией, как напоминание причин.     
               Александр Набабкин-Романюк.



Udienza ai dirigenti della Confederazione Federsanità, 04.06.2022
Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i dirigenti della Confederazione Federsanità e ha rivolto loro il discorso che riportiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
Care amiche e cari amici, benvenuti!
                    Ringrazio la Presidente per le sue parole. Ha citato San Giuseppe Moscati, un “buon samaritano” davvero, che ha saputo incarnare uno stile di cura integrale, nel territorio. Anche la vostra Confederazione, che riunisce le Aziende Sanitarie Locali, Ospedaliere, e gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, insieme ai rappresentanti dell’Associazione dei Comuni Italiani, ha un forte legame con il territorio, in una dinamica continua di scambio tra locale, regionale e nazionale. Con il vostro impegno, contribuite a mantenere il rapporto tra centro e periferia, tra piccolo e grande, tessendo relazioni e promuovendo percorsi di integrazione socio-sanitaria e socio-assistenziale.
                Proprio a partire dall’identità del vostro organismo, vorrei proporre tre “antidoti” che possano aiutarvi a camminare nel solco tracciato.
                Innanzitutto, la prossimità: è l’antidoto all’autoreferenzialità. Prossimità. Vedere nel paziente un altro me stesso spezza le catene dell’egoismo, fa cadere il piedistallo sul quale a volte siamo tentati di salire e spinge a riconoscerci fratelli, a prescindere dalla lingua, dalla provenienza geografica, dallo status sociale o dalla condizione di salute. Se nelle persone che incontriamo nelle corsie degli ospedali, nelle case di cura, negli ambulatori riusciamo a scorgere prima di tutto dei fratelli e delle sorelle, cambia tutto: la “presa in carico” smette di essere una questione burocratica e diventa incontro, accompagnamento, condivisione. Il nostro Dio è il Dio della prossimità. Lui stesso si è presentato così: nel Deuteronomio disse: “Quale popolo ha i suoi dei così vicini come tu con me?”. La prossimità, la vicinanza. Il nostro Dio, che è il Dio della prossimità, ha scelto di assumere la nostra carne, non è un Dio distante, irraggiungibile. Cammina con noi, sulle strade dissestate di questo mondo, come ha fatto con i discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-32), che si mette in ascolto dello smarrimento, delle angosce, del grido di dolore di ciascuno. A noi chiede di fare lo stesso. E questo è tanto più importante quando ci si trova nella malattia e nella sofferenza. Farsi prossimi significa anche abbattere le distanze, fare in modo che non ci siano malati di “serie A” e di “serie B”, mettere in circolo le energie e le risorse perché nessuno sia escluso dall’assistenza socio-sanitaria. E da qui quello che la Presidente ha ricordato sulla sanità pubblica: quando un Paese perde questa ricchezza che è la sanità pubblica, incomincia a fare distinzioni tra la popolazione, coloro che hanno accesso, che possono avere sanità, a pagamento, e coloro che sono senza servizio sanitario. Per questo è una ricchezza vostra, qui in Italia, la sanità pubblica: non perderla, per favore, non perderla!
              Ecco allora il secondo antidoto: l’integralità, che si oppone alla frammentazione e alla parzialità. Se tutto è connesso, dobbiamo anche ripensare il concetto di salute in un’ottica integrale, che abbracci tutte le dimensioni della persona. Senza nulla togliere al valore delle competenze specifiche, curare un malato significa considerare non solo una certa sua patologia, ma la sua condizione psicologica, sociale, culturale e spirituale: il tutto. Quando Gesù guarisce qualcuno, oltre ad estirpare dal suo corpo il male fisico, gli restituisce la dignità, reintroducendolo nella società, dandogli una nuova vita. Naturalmente questo lo può fare solo Lui, ma l’atteggiamento, l’approccio alla persona è modello per noi. Una visione olistica della cura contribuisce a contrastare la “cultura dello scarto”, che esclude quanti, per diversi motivi, non rispondono a certi canoni. È una cultura di oggi, così, dello scarto. Quello che non serve è fuori. Usa e getta, a tutti i livelli. In una società che rischia di vedere i malati come un peso, un costo, occorre rimettere al centro ciò che non ha prezzo, non si compra e non si vende, cioè la dignità della persona. Le patologie possono segnare il corpo, confondere i pensieri, togliere le forze, ma non potranno mai annullare il valore della vita umana, che va tutelata sempre, dal concepimento alla fine naturale. Auspico che la ricerca e le varie professioni sanitarie abbiano sempre questo orizzonte.
              E il terzo antidoto è il bene comune, come rimedio al perseguire interessi di parte. Anche in campo sanitario è frequente la tentazione di far prevalere vantaggi economici o politici di qualche gruppo a discapito della maggior parte della popolazione. E questo vale anche sul piano dei rapporti internazionali. Il diritto fondamentale alla tutela della salute – cito dalla Nuova Carta degli Operatori Sanitari – «attiene al valore della giustizia, secondo il quale non ci sono distinzioni di popoli e nazioni, tenuto conto delle oggettive situazioni di vita e di sviluppo dei medesimi, nel perseguimento del bene comune, che è contemporaneamente bene di tutti e di ciascuno» (n. 141). La pandemia ci ha insegnato che il “si salvi chi può” si traduce rapidamente nel “tutti contro tutti”, allargando la forbice delle disuguaglianze e aumentando la conflittualità. Occorre invece lavorare perché tutti abbiano accesso alle cure, perché il sistema sanitario sia sostenuto e promosso, e perché continui ad essere gratuito. Tagliare le risorse per la sanità è un oltraggio all’umanità.
              Prossimità, integralità e bene comune: vi consegno questi “antidoti”, con l’incoraggiamento a continuare a operare a servizio dei malati e dell’intera società. San Giuseppe Moscati vi guidi nel vostro lavoro quotidiano e vi doni la sapienza del curare e del custodire. Vi benedico di cuore e vi affido all’intercessione della Vergine Maria. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!


https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/06/04/0427/00885.html
« Последнее редактирование: 04 Июня, 2022, 14:45:35 »

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Udienza ai Partecipanti al “Treno dei Bambini” del “Cortile dei Gentili”, 04.06.2022



Questa mattina, nel Cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Partecipanti al “Treno dei Bambini”, iniziativa promossa dal “Cortile dei Gentili”.
Pubblichiamo di seguito la trascrizione del dialogo del Papa con alcuni bambini:
Bambino
Papa Francesco, sono Mattia Mordente, vorrei farti una domanda. So che hai visitato molti Paesi dell’estero, soprattutto Paesi poveri, per parlare con i capi di Stato e anche pregare per quei Paesi, per migliorarli. Ma secondo te, qual è stato il Paese che hai visitato che è migliorato di più grazie a te?
Papa Francesco
Ti dico una cosa: ogni Paese ha la propria peculiarità, e io mi domando qual è la peculiarità più ricca di un Paese. E tu sai qual è la peculiarità più ricca di un Paese? La gente. La gente è sempre la gente, sono uguali in un certo punto, ma ogni persona è differente, è distinta, ha la propria ricchezza, e a me quello che impressiona è vedere come i diversi popoli sono ricchi con una ricchezza speciale per quel Paese. Anche qui, di voi: ognuno di voi ha la propria ricchezza, la ricchezza della propria anima. Perché il cuore di ognuno di noi, l’anima di ognuno di noi non è uguale all’altra, no! Non esistono i cuori uguali, le anime uguali, ognuno di noi ha la propria ricchezza. E questo vale anche per i Paesi. Nei Paesi che io visito, ho visto sempre ricchezze speciali: questo in un certo modo, questo in un altro… È la bellezza della creazione. E dobbiamo vederla in ognuno di noi. Se noi impariamo a vedere la gente con il cuore, a guardare con il cuore, a sentire con il cuore, a pensare con il cuore, troveremo questa ricchezza di ogni persona, che è diversa l’una dall’altra, è sempre bellissima e differente. Capito?
Bambino
Ok, sì.
Papa Francesco
Vai, sei bravo, dai!
Bambino
Sono Edgar Murario, bambino e fratello gemello di un bambino pure presente qui. Non ho molte cose da dirLe ma una sola domanda da proporLe: come ci si sente a essere Papa?
Papa Francesco
L’importante, in qualsiasi mestiere in cui la vita ti metta, è che tu non smetti di essere tu, con la tua propria personalità. Se una persona, per entrare in un posto, o se la vita lo ha messo in quel posto, cambia la personalità, è una persona artificiale, e in questo si perde. Bisogna sempre sentire le cose come vengono, con autenticità: mai, mai travestire i sentimenti. Allora, come mi sento io come Papa? Come una persona, come ognuno di voi nel proprio mestiere, nel proprio lavoro. Perché anche io sono una persona come voi, e se io ho questo mestiere devo cercare di farlo nel modo più umile e più secondo la mia personalità, senza cercare di fare cose estranee a quello che io sono. Per esempio, io ti domando: “Come ti senti tu, o tuo fratello gemello, come ti senti tu?” – “Io mi sento così”. Questo è importante non perderlo. Anche quando una persona cresce e poi si trova con questa carica, con questo lavoro o quell’altro, non dimenticare che tu sei questa persona, e non perdere quel sentimento.
Rispondendo alla tua domanda: come mi sento con questo ufficio, con questo servizio da Papa? Cerco di essere me stesso, di non prendere posizioni artificiali. Non so se questo serve a te.
Bambino
Ok, grazie.
Bambina
Buongiorno, Santo Padre. Io mi chiamo Nicole Malizia e ho una domanda da farLe. Vorrei sapere: quali responsabilità si sente di avere ad essere Papa o comunque la persona più importante del mondo?
Papa Francesco
Questo di sentire la responsabilità è una cosa che dobbiamo sentire tutti, ognuno di noi. Ognuno di noi ha la propria personalità e anche la propria responsabilità. Tu, adesso, studi, hai la tua responsabilità di studiare, di uno studente; hai anche la tua responsabilità di portare certe cose nella famiglia. Se noi pensiamo che ognuno di noi ha la propria responsabilità, stiamo pensando che la nostra vita non è per noi stessi ma è per gli altri e anche per il servizio agli altri, per essere vicini agli altri. Adesso arrivo alla tua domanda: come mi sento io? È vero che è una responsabilità un po’ pesante, a volte, perché ti fa paura. Ma io cerco di sentirla nel modo più naturale, perché se il Signore mi ha chiesto questo, è perché Lui mi darà la forza di non sbagliare, stare attento a non sbagliare. Sento la mia responsabilità come un servizio, come tu sentirai la tua come un servizio agli altri, alla tua famiglia, e quando ti sposerai, alla tua famiglia, a tutti. Il servizio: la responsabilità di servire gli altri, essere di aiuto agli altri; non essere sopra gli altri, come una persona che comanda, no, no. Come uno degli altri che, se ha l’ufficio di comandare, lo fa come ognuno di noi. Hai capito?
Bambina
Sì: La ringrazio molto.
Papa Francesco
Grazie a te.
Bambina
Buongiorno. Sono Caterina Lastorza. Volevo domandarLe: ma è faticoso essere Papa?
Papa Francesco
Nella vita, sempre ci sono momenti di fatica. Ogni mestiere, ogni lavoro che noi prendiamo ha sempre una parte di fatica. Si fatica a studiare, per esempio, si fatica a fare questo ufficio, quell’altro, quell’altro, quel servizio… E anche il Papa ha le proprie fatiche, no? La strada per portare le fatiche dev’essere una strada normale, come ogni persona: ognuno di noi porta le proprie fatiche; e risolvere le fatiche in un modo umano, in un modo normale. Ma se tu mi domandi: è troppo più faticoso del lavoro di un papà e di una mamma? No, no. Dio dà le forze per portare le proprie fatiche a ognuno di noi, e non è una cosa più. Ma si deve fare con onestà, con sincerità e con il lavoro, come papà e mamma portano avanti il mestiere di papà e mamma. Hai capito?
Bambina
Sì, grazie tante.
Bambino
Salve, mi chiamo David Murario e ho soltanto una cosa da chiederLe: come si sente a stare così tanto a contatto con il Creatore della Terra, cioè Dio?
Papa Francesco
Questa è una cosa bella che tu domandi, sai?, perché nella vita c’è il pericolo di dimenticare Dio, e non essere in contatto. “No, ma io mi arrangio da me stesso e faccio le cose…”. Eh, questa strada è pericolosa! Sempre, una o due volte al giorno, bisogna ricordare che il Signore è con noi, che il Signore ci accompagna, che il Signore ci guarda. E sentirsi guardati dal Signore è importante per andare avanti a fare il proprio lavoro con sincerità e con forza. Il Signore guarda anche te, guarda te e guarda il tuo fratellino. Il Signore è vicino a ognuno di noi e ci guarda, e con questo sentire il Signore vicino noi possiamo andare avanti bene. Ma la cosa brutta è quando noi non vogliamo sentire vicino il Signore, e la nostra preferenza è sentire vicino questo, questo, questo ma allontanare il Signore. No. Il segreto è sentire il Signore vicino. E questo ti accompagna tutta la vita.
Bambino
Ok, grazie. E Le volevo chiedere anche un’altra cosa. Quando Lei vede dei bambini con dei problemi, disabilità di sensi, come si sente? Li va ad aiutare e dà loro dei consigli, oppure segue la Sua strada?
Papa Francesco
Quando noi guardiamo una persona, mai dobbiamo sentirci superiori a quella persona. Per esempio, se io guardo te e penso che consiglio devo darti, non va bene. Prima devo ascoltarti, prima sentirti e poi dire quello che viene dal cuore. Io ti ho guardato vicino al tuo fratellino, al tuo gemellino; ti ho guardato e ho visto come ti muovevi lì e mi è venuto in mente: “Questo ragazzo è bravo. Quale consiglio dovrei dare a un ragazzo bravo? Sii umile e ringrazia Dio che ti ha dato questa forza e questa bravura”. E quando io guardo i bambini, come tu dici, che hanno qualche limitazione, qualche disabilità, penso che il Signore ha dato loro altre cose, altre cose belle. Una delle cose che, ti confesso, a me tocca il cuore quando mi trovo con persone non vedenti, tante volte, tante volte mi dicono: “Posso guardarLa?”. Io, all’inizio, non capivo, ma poi ho detto: “Sì”, e loro, con le mani, toccavano la faccia e mi guardavano. Cosa vedo, lì? La creatività: una persona che ha una limitazione sempre trova la forza per andare oltre la limitazione e questa è una creatività, una capacità di essere creativo che è una sfida a quel bambino, a quella bambina che ha quella limitazione. E questo bisogna lodarlo. E tu, che non hai delle limitazioni, cerca anche tu di essere creativo: non abituarti a fare le cose, no, cerca di essere creativo, perché la creatività è quello che ci assomiglia a Dio. Capito?
Bambino
Sì, grazie.
Bambino ucraino (traduzione)
Mi chiamo Sachar, vengo dall’Ucraina. Non ho una domanda ma piuttosto una richiesta: può venire in Ucraina per salvare tutti i bambini che adesso soffrono lì?
Papa Francesco
[saluto ucraino] Sono contento che tu sia qui. Io penso tanto ai bambini in Ucraina, e per questo ho inviato alcuni Cardinali che aiutino lì e siano vicino a tutta la gente, ai bambini. Io avrei voglia di andare in Ucraina; soltanto, devo aspettare il momento per farlo, sai?, perché non è facile prendere una decisione che può fare più del male a tutto il mondo che del bene. Devo cercare il momento giusto per farlo. Questa settimana prossima io riceverò rappresentanti del governo dell’Ucraina, che verranno a parlare, a parlare anche di una eventuale visita mia lì. Vediamo cosa succede.
Bambino
Grazie.
Bambino
Papa Francesco, vorrei chiederti due cose: tu sei appassionato di calcio, hai quattro fratelli; tuo papà era un ferroviere e tua mamma era casalinga. Vorrei chiederti una cosa, un’altra: come è stata la tua vita? Come hai vissuto? Felice?
Papa Francesco
Va bene. Tu hai parlato di papà, di mamma: papà lavorava, mamma era casalinga, noi siamo cinque fratelli. E poi, quando eravamo bambini, andavamo tutti insieme, con papà e mamma, allo stadio, la domenica, per guardare la partita, perché ci piaceva il calcio, tanto. Io giocavo a calcio, ma sai, io non ero bravo e i miei compagni mi chiamavano pata dura, cioè gamba dura, perché non riuscivo. E per questo mi chiedevano di fare il portiere, perché non dovevo muovermi, e come portiere me la cavavo, più o meno. Questo è stato il mio rapporto con lo sport in famiglia. I miei fratelli sono morti tutti, tranne l’ultima, che ancora è viva; io sono il più grande e la più piccola vive ancora. Questi sono dei bei ricordi della famiglia.
Bambina
Santo Padre, prega per me, per i bambini malati.
Papa Francesco
È bello quello che… Come ti chiami, tu?
Bambina
Ludovica.
Papa Francesco
Quello che Ludovica ha detto è bellissimo: “Prega per me”. È una cosa che noi dobbiamo chiedere uno per l’altro, che preghino per ognuno di noi. La preghiera. Perché pregare per uno di noi è come attirare lo sguardo di Dio su di noi. La preghiera è attirare lo sguardo di Dio. Quando tu preghi, Dio ti guarda. E questo che tu hai chiesto è una cosa bellissima. Anche tu preghi per gli altri, sai? Tu prega per me e io pregherò per te, e questo rapporto di chiedere preghiere è un rapporto di fratellanza, di amicizia, di due o tre persone che chiedono che Dio le guardi. Pregare è attirare lo sguardo di Dio su di noi, e questo è bello. Avanti!


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Re: Новости Ватикана
« Ответ #414 : 05 Июня, 2022, 15:05:33 »
Дорогие друзья, к сожалению, с мая полная информация сайтом Ватикана https://press.vatican.va/ предлагается без возможности его сразу перевести в браузере гуглхром (в их сайт вставили блокировку на эту встроенную в браузер опцию, о чем рассказано здесь: https://forum.oreola.org/index.php/topic,2998.msg38124.html#msg38124). В то же время в связи с тем, что "избранная информация" на их новостном сайте https://www.vaticannews.va/, где есть и адаптированный русский перевод, существенно урезается и даже порою искажается, считаем правильным и целесообразным впредь предлагать вам лишь текст на языке оригинала. Однако при желании и навыке, вы сумеете самостоятельно найти способы как его перевести, в том числе прямо здесь, на нашей странице, где данная функция работает исправно: нажимаете правой кнопкой на текст, и в меню выбираете "перевести на русский". Такова будет наша ответная мера: просто, но результативно. Спасибо за понимание и просим простить за неудобства, надеемся, что они временные. Пока будем считать, что Ватикан просто негласно поддержал какие-то санкции и проблема будет вскорости устранена его собственными силами, так как это в его же интересах.  Данный вводный текст будет вставляться впредь перед каждой их публикацией, как напоминание причин.   
                Александр Набабкин-Романюк.


Santa Messa nella Domenica di Pentecoste, 05.06.2022
Alle ore 10 di questa mattina, Domenica di Pentecoste, l’Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica nella Basilica di San Pietro, alla presenza di Papa Francesco.Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre ha pronunciato dopo la proclamazione del Vangelo:
Omelia del Santo Padre
                   
             Nella frase finale del Vangelo che abbiamo ascoltato, Gesù fa un’affermazione che ci dà speranza e nello stesso tempo ci fa riflettere. Dice ai discepoli: «Lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Ci colpisce questo “ogni cosa”, e questo “tutto”; e ci domandiamo: in che senso lo Spirito dà a chi lo riceve questa comprensione nuova e piena? Non è questione di quantità né questione accademica: Dio non vuole fare di noi delle enciclopedie, o degli eruditi. No. È questione di qualità, di prospettiva, di fiuto. Lo Spirito ci fa vedere tutto in modo nuovo, secondo lo sguardo di Gesù. Lo esprimerei così: nel grande cammino della vita, Egli ci insegna da dove partire, quali vie prendere e come camminare. C’è lo Spirito che ci dice da dove partire, quale via prendere e come camminare, lo stile del “come camminare”.
                    In primo luogo: da dove partire. Lo Spirito, infatti, ci indica il punto di partenza della vita spirituale. Qual è? Ne parla Gesù al primo versetto di oggi, dove dice: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti» (v. 15). Se mi amate, osserverete: ecco la logica dello Spirito. Noi pensiamo spesso all’inverso: se osserviamo, amiamo. Siamo abituati a pensare che l’amore derivi essenzialmente dalla nostra osservanza, dalla nostra bravura, dalla nostra religiosità. Invece lo Spirito ci ricorda che, senza l’amore alla base, tutto il resto è vano. E che questo amore non nasce tanto dalle nostre capacità, questo amore è dono suo. Lui ci insegna ad amare, e dobbiamo chiedere questo dono. È lo Spirito d’amore che mette in noi l’amore, è Lui che ci fa sentire amati e ci insegna ad amare. È Lui il “motore” – per così dire – della nostra vita spirituale. È Lui che muove tutto dentro di noi. Ma se non incominciamo dallo Spirito o con lo Spirito o per mezzo dello Spirito, la strada non si può fare.
                   Egli stesso ce lo ricorda, perché è la memoria di Dio è Colui che ci ricorda tutte le parole di Gesù (cfr v. 26). E lo Spirito Santo è una memoria attiva, che accende e riaccende nel cuore l’affetto di Dio. Abbiamo sperimentato la sua presenza nel perdono dai peccati, quando siamo stati riempiti della sua pace, della sua libertà, della sua consolazione. È essenziale alimentare questa memoria spirituale. Ricordiamo sempre le cose che non vanno: risuona spesso in noi quella voce che ci ricorda i fallimenti e le inadeguatezze, che ci dice: “Vedi, un’altra caduta, un’altra delusione, non ce la farai mai, non sei capace”. Questo è un ritornello brutto e cattivo. Lo Spirito Santo, invece, ricorda tutt’altro: “Sei caduto? Ma, sei figlio. Sei caduto o caduta? Sei figlia di Dio, sei una creatura unica, scelta, preziosa; sei caduto o sei caduta, ma sei sempre amato e amata: anche se hai perso fiducia in te, Dio si fida di te!”. Questa è la memoria dello Spirito, quello che lo Spirito ci ricorda continuamente: Dio si ricorda di te. Tu perderai la memoria di Dio, ma Dio non la perde di te: continuamente si ricorda di te.
                  Tu però potresti obiettare: belle parole, ma io ho tanti problemi, ferite e preoccupazioni che non si risolvono con facili consolazioni! Ebbene, è proprio lì che lo Spirito chiede di poter entrare. Perché Lui, il Consolatore, è spirito di guarigione, è Spirito di risurrezione e può trasformare quelle ferite che ti bruciano dentro. Lui ci insegna a non ritagliare i ricordi delle persone e delle situazioni che ci hanno fatto male, ma a lasciarli abitare dalla sua presenza. Così ha fatto con gli Apostoli e con i loro fallimenti. Avevano abbandonato Gesù prima della Passione, Pietro l’aveva rinnegato, Paolo aveva perseguitato i cristiani: quanti sbagli, quanti sensi di colpa! E noi, pensiamo ai nostri sbagli: quanti sbagli, quanti sensi di colpa! Da soli non c’era via di uscita. Da soli no; con il Consolatore sì. Perché lo Spirito guarisce i ricordi: guarisce i ricordi. Come? Rimettendo in cima alla lista ciò che conta: il ricordo dell’amore di Dio, il suo sguardo su di noi. Così mette ordine nella vita: ci insegna ad accoglierci, ci insegna a perdonare, perdonare noi stessi. Non è facile perdonare sé stessi: lo Spirito ci insegna questa strada, ci insegna a riconciliarci con il passato. A ripartire.
                Oltre a ricordarci il punto di partenza, lo Spirito ci insegna quali vie prendere. Ci ricorda il punto di partenza, ma adesso ci insegna quale via prendere. Lo apprendiamo dalla seconda Lettura, dove san Paolo spiega che quanti «sono guidati dallo Spirito di Dio» (Rm 8,14) «camminano non secondo la carne ma secondo lo spirito» (v. 4). Lo Spirito, in altre parole, di fronte agli incroci dell’esistenza, ci suggerisce la strada migliore da prendere. Perciò è importante saper discernere la sua voce da quella dello spirito del male. Ambedue ci parlano: imparare a discernere per capire dove è la voce dello Spirito, per riconoscerla e seguire la strada, seguire le cose che Lui ci sta dicendo.
               Facciamo alcuni esempi: lo Spirito Santo non ti dirà mai che nel tuo cammino va tutto bene. Mai te lo dirà, perché non è vero. No, ti corregge, ti porta anche a piangere per i peccati; ti sprona a cambiare, a combattere con le tue falsità e doppiezze, anche se ciò richiede fatica, lotta interiore e sacrificio. Lo spirito cattivo, invece, ti spinge a fare sempre quello che ti piace e che ti pare e piace; ti porta a credere che hai diritto a usare la tua libertà come ti va. Poi però, quando resti con il vuoto dentro – è brutta, questa esperienza di sentire il vuoto dentro: tanti di noi l’abbiamo sentita! –, e tu, quando resti con il vuoto dentro, ti accusa: lo spirito cattivo ti accusa, diviene l’accusatore, e ti butta a terra, ti distrugge. Lo Spirito Santo, che nel cammino ti corregge, non ti lascia mai a terra, mai, ma ti prende per mano, ti consola e ti incoraggia sempre.
               Ancora, quando vedi che si agitano in te amarezza, pessimismo e pensieri tristi – quante volte noi siamo caduti in questo! –, quando accadono queste cose è bene sapere che ciò non viene mai dallo Spirito Santo. Mai: le amarezze, il pessimismo, i pensieri tristi non vengono dallo Spirito Santo. Vengono dal male, che si trova a suo agio nella negatività e usa spesso questa strategia: alimenta l’insofferenza, il vittimismo, fa sentire il bisogno di piangersi addosso – è brutto, questo piangersi addosso, ma quante volte … -, e con il bisogno di piangersi addosso il bisogno di reagire ai problemi criticando, addossando tutta la colpa agli altri. Ci rende nervosi, sospettosi e lamentosi. La lamentela, è proprio il linguaggio dello spirito cattivo: ti porta alla lamentela, che è sempre un essere triste, con uno spirito da corteo funebre. Le lamentele … Lo Spirito Santo, al contrario, invita a non perdere mai la fiducia e a ricominciare sempre: alzati!, alzati! Sempre ti dà animo: alzati! E ti prende per mano: alzati! Come? Mettendoci in gioco per primi, senza aspettare che sia qualcun altro a cominciare. E poi portando a chiunque incontriamo speranza e gioia, non lamentele; a non invidiare mai gli altri, mai! L’invidia è la porta per la quale entra lo spirito cattivo, lo dice la Bibbia: per l’invidia del diavolo il male è entrato nel mondo. Mai invidiare, mai! Lo Spirito Santo ti porta bene, ma ti porta a rallegrarci dei successi degli altri: “Che bello! Ma, che bello che questo è andato bene …”.
           Inoltre, lo Spirito Santo è concreto, non è idealista: ci vuole concentrati sul qui e ora, perché il posto dove stiamo e il tempo che viviamo sono i luoghi della grazia. Il luogo della grazia è il luogo concreto di oggi: qui, adesso. Come? Non sono le fantasie che noi possiamo pensare, e lo Spirito Santo ti porta al concreto, sempre. Lo spirito del male, invece, vuole distoglierci dal qui e dall’ora, portarci con la testa altrove: spesso ci àncora al passato: ai rimpianti, alle nostalgie, a quello che la vita non ci ha dato. Oppure ci proietta nel futuro, alimentando timori, paure, illusioni, false speranze. Lo Spirito Santo no, ci porta ad amare qui e ora, in concreto: non un mondo ideale, una Chiesa ideale, non una congregazione religiosa ideale, ma quello che c’è, alla luce del sole, nella trasparenza, nella semplicità. Quanta differenza con il maligno, che fomenta le cose dette alle spalle, i pettegolezzi, le chiacchiere! Il chiacchiericcio è un’abitudine brutta, che distrugge l’identità delle persone.
           Lo Spirito ci vuole insieme, ci fonda come Chiesa e oggi – terzo e ultimo aspetto – insegna alla Chiesa come camminare. I discepoli erano rintanati nel cenacolo, poi lo Spirito scende e li fa uscire. Senza Spirito stavano tra di loro, con lo Spirito si aprono a tutti. In ogni epoca, lo Spirito ribalta i nostri schemi e ci apre alla sua novità. C’è la novità di Dio sempre, che è la novità dello Spirito Santo; sempre insegna alla Chiesa la necessità vitale di uscire, il bisogno fisiologico di annunciare, di non restare chiusa in sé stessa: di non essere un gregge che rafforza il recinto, ma un pascolo aperto perché tutti possano nutrirsi della bellezza di Dio; ci insegna a essere una casa accogliente senza mura divisorie. Lo spirito mondano, invece, preme perché ci concentriamo solo sui nostri problemi, e sui nostri interessi, sul bisogno di apparire rilevanti, sulla difesa strenua delle nostre appartenenze nazionali e di gruppo. Lo Spirito Santo no: invita a dimenticarsi di sé stessi, e ad aprirsi a tutti. E così ringiovanisce la Chiesa. Stiamo attenti: Lui la ringiovanisce, non noi. Noi cerchiamo di truccarla un po’: questo non serve. Lui, la ringiovanisce. Perché la Chiesa non si programma e i progetti di ammodernamento non bastano. C’è lo Spirito ci libera dall’ossessione delle urgenze e ci invita a camminare su vie antiche e sempre nuove, quelle della testimonianza, le vie della testimonianza, le vie della povertà, le vie della missione, per liberarci da noi stessi e inviarci al mondo.
            E alla fine - la cosa che è curiosa - lo Spirito Santo è l’autore della divisione, anche del chiasso, di un certo disordine. Pensiamo alla mattina di Pentecoste: l’autore crea divisione di lingue, di atteggiamenti … era un chiasso, quello! Ma allo stesso modo, è l’autore dell’armonia. Divide con la varietà dei carismi, ma una divisione finta, perché la vera divisione si inserisce nell’armonia. Lui fa la divisione con i carismi e Lui fa l’armonia con tutta questa divisione, e questa è la ricchezza della Chiesa.
           Fratelli e sorelle, mettiamoci alla scuola dello Spirito Santo, perché ci insegni ogni cosa. Invochiamolo ogni giorno, perché ci ricordi di partire sempre dallo sguardo di Dio su di noi, di muoverci nelle nostre scelte ascoltando la sua voce, di camminare insieme, come Chiesa, docili a Lui e aperti al mondo. Così sia.

https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/06/05/0432/00894.html
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