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Автор Тема: Новости Ватикана  (Прочитано 53891 раз)

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Re: Новости Ватикана
« Ответ #435 : 23 Июня, 2022, 19:56:01 »
        Дорогие друзья, к сожалению, с мая полная информация сайтом Ватикана https://press.vatican.va/ предлагается без возможности его сразу перевести в браузере гуглхром (в их сайт вставили блокировку на эту встроенную в браузер опцию, о чем рассказано здесь: https://forum.oreola.org/index.php/topic,2998.msg38124.html#msg38124). В то же время в связи с тем, что "избранная информация" на их новостном сайте https://www.vaticannews.va/, где есть и адаптированный русский перевод, существенно урезается и даже порою искажается, считаем правильным и целесообразным впредь предлагать вам лишь текст на языке оригинала. Однако при желании и навыке, вы сумеете самостоятельно найти способы как его перевести, в том числе прямо здесь, на нашей странице, где данная функция работает исправно: нажимаете правой кнопкой на текст, и в меню выбираете "перевести на русский". Такова будет наша ответная мера: просто, но результативно. Спасибо за понимание и просим простить за неудобства, надеемся, что они временные. Пока будем считать, что Ватикан просто негласно поддержал какие-то санкции и проблема будет вскорости устранена его собственными силами, так как это в его же интересах.  Данный вводный текст будет вставляться впредь перед каждой их публикацией, как напоминание причин.     
      Александр Набабкин-Романюк.


Udienza ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali (R.O.A.C.O.), 23.06.2022
Questa mattina, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti alla 95.ma Assemblea Plenaria della Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali (R.O.A.C.O.).
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’Udienza:
Discorso del Santo Padre
Cari amici, sono lieto di accogliervi questa mattina, a conclusione dei lavori della vostra sessione plenaria. Saluto il Cardinale Sandri, il Cardinale Zenari insieme agli altri Rappresentanti Pontifici, i Superiori e gli Officiali del Dicastero e, attraverso di voi, tutti coloro che in ogni continente rendono possibile la vostra generosità.


L’intuizione stessa della ROACO corrisponde al cammino sinodale che sta compiendo la Chiesa universale; l’iter di presentazione di un progetto di aiuto implica infatti il coinvolgimento di diversi attori: di chi lo presenta, dei professionisti incaricati di offrire il loro contributo, del Vescovo o Superiore religioso, delle Rappresentanze Pontificie, del Dicastero per le Chiese Orientali e di voi Agenzie, con tutti coloro che compongono i vostri Uffici. Ciascuno ha un ruolo ed è chiamato a dialogare con gli altri consultandosi, studiando, chiedendo e offrendo suggerimenti e spiegazioni, camminando insieme. Gli strumenti informatici che sono in corso di preparazione da parte dei vostri uffici renderanno più efficace il processo, ma è importante che siano a supporto dell’incontro e del confronto che avete maturato in questi anni, aiutando a sviluppare coralmente la sinfonia della carità.


Quando un’orchestra suona un’opera importante, prima di iniziare deve accordare gli strumenti: solo così l’esecuzione sarà degna e rivelerà la bravura dei musicisti. Nell’allestire la sinfonia della carità, continuate a ricercare l’accordo e fuggite ogni tentazione di isolamento e chiusura in sé stessi e nei propri gruppi, per restare aperti ad accogliere quei fratelli e quelle sorelle cui lo Spirito ha suggerito di avviare esperienze di vicinanza e servizio alle Chiese Cattoliche Orientali, nella madrepatria come pure nei territori della cosiddetta diaspora. È importante, per accordarsi, sintonizzarsi nell’ascolto reciproco, che facilita il discernimento e porta a scelte condivise, veramente ecclesiali. Così avete fatto, ad esempio, con l’Assemblea dei Vescovi cattolici di Siria, nella Conferenza realizzata a Damasco a marzo e nella quale sono stati coinvolti attivamente tanti giovani. Nel deserto di povertà e scoraggiamento provocato dai dodici anni di guerra che hanno prostrato l’amata e martoriata Siria, avete potuto scoprire come Chiesa che le sorgenti per far tornare a fiorire le steppe e dare acqua agli assetati sgorgheranno solo se ciascuno saprà abbandonare una certa autoreferenzialità e porsi in ascolto degli altri per individuare le vere priorità. Certo, si tratta di gocce nell’oceano del bisogno, ma la goccia della Chiesa non può mancare, mentre si attende sempre che la Comunità internazionale e le autorità locali non spengano l’ultima fiammella di speranza per quel popolo tanto sofferente.


Lo stile sinodale ha animato anche l’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente. A settembre ricorrerà il decimo anniversario dell’Esortazione Apostolica Ecclesia in Medio Oriente, promulgata dal mio predecessore Benedetto XVI durante il suo Viaggio in Libano. In dieci anni tante cose sono accadute: pensiamo alle tristi vicende che hanno coinvolto l’Iraq e la Siria, agli sconvolgimenti dello stesso Paese dei Cedri. Ci sono state anche alcune luci di speranza, come la firma ad Abu Dhabi del Documento sulla fratellanza umana. Sarà necessario verificare sul campo i frutti del Sinodo per il Medio Oriente; intanto occorre trovare strumenti aggiornati e modalità adatte per esprimere vicinanza alle Chiese della regione. È da auspicare, inoltre, che riprendano i lavori del tavolo di coordinamento sulla Siria e l’Iraq avviato alcuni anni fa, inserendo anche il Libano nella riflessione comune.


Continuate, vi prego, a tenere dinanzi agli occhi l’icona del buon Samaritano: lo avete fatto e so che continuerete a farlo anche per il dramma causato dal conflitto che dal Tigray ha nuovamente ferito l’Etiopia e in parte la vicina Eritrea, e soprattutto per l’amata e martoriata Ucraina. Là si è tornati al dramma di Caino e Abele; è stata scatenata una violenza che distrugge la vita, una violenza luciferina, diabolica, alla quale noi credenti siamo chiamati a reagire con la forza della preghiera, con l’aiuto concreto della carità, con ogni mezzo cristiano perché le armi lascino il posto ai negoziati. Vorrei ringraziarvi per aver contribuito a portare la carezza della Chiesa e del Papa in Ucraina e nei Paesi ove sono stati accolti i rifugiati. Nella fede sappiamo che le alture della superbia e dell’idolatria umane saranno abbassate, e colmate le valli della desolazione e delle lacrime, ma vorremmo anche che si compia presto la profezia di pace di Isaia: che un popolo non alzi più la mano contro un altro popolo, che le spade diventino aratri e le lance falci (cfr Is 2,4). Invece, tutto sembra andare nella direzione opposta: il cibo diminuisce e il fragore delle armi aumenta. È lo schema cainico che regge oggi la storia. Non smettiamo perciò di pregare, di digiunare, di soccorrere, di lavorare perché i sentieri della pace trovino spazio nella giungla dei conflitti.


Vi benedico di cuore, grato per tutto quello che fate. Per favore, non dimenticatevi di pregare anche per me. Grazie.


https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/06/23/0481/00994.html

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« Ответ #436 : 23 Июня, 2022, 20:03:11 »
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     Александр Набабкин-Романюк.


Udienza ai partecipanti all’Incontro promosso dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale in occasione del trentennale dell’istituzione della Direzione Investigativa Antimafia (D.I.A.), 23.06.2022
Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Incontro promosso dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale in occasione del trentennale dell’istituzione della Direzione Investigativa Antimafia (D.I.A.).
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’Udienza:
Discorso del Santo Padre
                 Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
                Sono lieto di incontrarvi quest’oggi e di condividere, insieme a tutti coloro che fanno parte delle Istituzioni che rappresentate e alle vostre famiglie, il trentennale della vostra opera a servizio della gente. Ringrazio per le sue parole il Presidente della Pontificia Academia Mariana Internationalis. La convivenza fraterna e l’amicizia sociale sono possibili là dove ci sono “case” che attuano il “patto tra le generazioni” conservando sinodalmente le “sane radici” di chi ha creduto e crede nella bellezza dello stare insieme che si sviluppa nel dialogo, nella gentilezza e nel sostegno alla giustizia per tutti. Grazie a queste “case” è possibile costruire come una grande famiglia aperta al bene comune, all’altezza della diffusione di una cultura della legalità, del rispetto e della sicurezza delle persone e anche dell’ambiente.
               Tutti voi siete attivamente impegnati nell’edificazione di queste “case”: esse fanno da anticorpi miti e forti nei confronti degli interessi di parte, della corruzione, dell’avidità, della violenza, che sono il DNA delle organizzazioni mafiose e criminali. Le mafie vincono quando la paura si impadronisce della vita, ragion per cui si impadroniscono della mente e del cuore, spogliando dall’interno le persone della loro dignità e della loro libertà. Voi che siete qui, vi adoperate affinché la paura non possa vincere: siete quindi un sostegno al cambiamento, uno spiraglio di luce in mezzo alle tenebre, una testimonianza di libertà. Vi incoraggio a proseguire in tale cammino: siate forti e portate speranza, soprattutto tra i più deboli.
             Quando vengono a mancare la sicurezza e la legalità, i primi a essere danneggiati sono infatti i più fragili e tutti coloro che in vario modo possono dirsi “ultimi”. Tutti costoro sono i moderni schiavi su cui le economie mafiose si costruiscono; sono gli scarti di cui hanno bisogno per inquinare la vita sociale e lo stesso ambiente. Vi esorto quindi a farvi prossimo a tutte queste persone, vittime della prepotenza, cercando di prevenire e di contrastare il crimine. È importante anche opporre resistenza al colonialismo culturale mafioso, mediante la ricerca, lo studio e le attività formative, volte ad attestare che il progresso civile, sociale e ambientale scaturiscono non dalla corruzione e dal privilegio, ma piuttosto dalla giustizia, dalla libertà, dall’onestà e dalla solidarietà. Inoltre, il pensiero mafioso entra come facendo una colonizzazione culturale, al punto che diventare mafioso è parte della cultura, è come la strada che si deve fare. No! Questo non va. Questa è una strada di schiavitù. Il vostro lavoro è tanto grande per evitare questo: grazie!
               Il vostro lavoro, delicato e rischioso, merita di essere apprezzato e sostenuto. Da parte mia, vi incoraggio a proseguire con entusiasmo, nonostante la presenza nel tessuto sociale – e anche ecclesiale – di qualche zona d’ombra in cui si fatica a percepire la chiara presa di distanza da vecchi modi di agire, errati e perfino immorali. È necessario che tutti, ad ogni livello imbocchino decisamente la strada della giustizia e dell’onestà. E laddove ci sono state connivenze e opacità, occorre studiarne le cause, lasciando il giusto spazio ad una salutare “vergogna”, senza la quale il cambiamento non è possibile e la collaborazione reciproca per il bene comune rimane una chimera.
              Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio dunque per ciò che siete e per quello che fate. Non stancatevi di porvi accanto alla gente con tenerezza e compassione; fatevi sempre più promotori di questo amore per il popolo, per la sua vita e per il suo futuro, che rappresenta la sintesi dei vostri stessi ideali, sapendo che questo amore è in grado di generare relazioni nuove e di dare vita a un ordine più giusto attraverso “case” e “famiglie” vivificate dal fermento dell’uguaglianza, della giustizia e della fraternità.
             Vi affido alla materna protezione di Maria, la Madre di Gesù, donna di fede e di speranza. Sia Lei a guidarvi in questa significativa missione, affinché possiate testimoniare con gioia il Vangelo della vita. Accompagno tutti voi con la mia preghiera e la Benedizione che di cuore invoco su di voi e sulle vostre famiglie, e vi chiedo di pregare per me. Grazie.
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/06/23/0482/00995.html

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Re: Новости Ватикана
« Ответ #437 : 23 Июня, 2022, 20:08:15 »
                  Дорогие друзья, к сожалению, с мая полная информация сайтом Ватикана https://press.vatican.va/ предлагается без возможности его сразу перевести в браузере гуглхром (в их сайт вставили блокировку на эту встроенную в браузер опцию, о чем рассказано здесь: https://forum.oreola.org/index.php/topic,2998.msg38124.html#msg38124). В то же время в связи с тем, что "избранная информация" на их новостном сайте https://www.vaticannews.va/, где есть и адаптированный русский перевод, существенно урезается и даже порою искажается, считаем правильным и целесообразным впредь предлагать вам лишь текст на языке оригинала. Однако при желании и навыке, вы сумеете самостоятельно найти способы как его перевести, в том числе прямо здесь, на нашей странице, где данная функция работает исправно: нажимаете правой кнопкой на текст, и в меню выбираете "перевести на русский". Такова будет наша ответная мера: просто, но результативно. Спасибо за понимание и просим простить за неудобства, надеемся, что они временные. Пока будем считать, что Ватикан просто негласно поддержал какие-то санкции и проблема будет вскорости устранена его собственными силами, так как это в его же интересах.  Данный вводный текст будет вставляться впредь перед каждой их публикацией, как напоминание причин.   
               Александр Набабкин-Романюк.


            Udienza ai Membri della Commissione mista internazionale per il Dialogo teologico
                     tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse Orientali, 23.06.2022

Oggi, il Santo Padre ha ricevuto in Udienza i Membri della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse Orientali e ha rivolto loro il discorso che pubblichiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre

                  Cari fratelli!
               «Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!». Anch’io, con le parole dell’Apostolo Paolo, «rendo grazie continuamente al mio Dio per voi» (1 Cor 1,3-4). Grazie per la vostra presenza, cari membri della Commissione per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, grazie per il vostro prezioso lavoro: sono lieto di rivedervi a tre anni di distanza dal nostro ultimo incontro. E sono riconoscente a Sua Grazia il Vescovo Kyrillos per le cordiali parole che mi ha rivolto.
              State per concludere un importante studio sui Sacramenti, un documento che dimostra l’esistenza di un ampio consenso e che, con l’aiuto di Dio, potrà segnare un nuovo passo in avanti verso la piena comunione. Tale tematica mi ispira tre brevi spunti che vorrei condividere con voi.
               Primo: l’ecumenismo è essenzialmente battesimale. È nel Battesimo che si trova il fondamento della comunione tra i cristiani e l’anelito verso la piena unità visibile. È grazie a questo Sacramento che possiamo affermare con l’Apostolo Paolo: «Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (1 Cor 12,13). In un solo corpo: progredire verso il mutuo riconoscimento di questo Sacramento basilare mi sembra essenziale per giungere a confessare insieme all’Apostolo «un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo» (Ef 4,5).
              In secondo luogo, l’ecumenismo ha sempre un carattere pastorale. Tra le nostre Chiese che condividono la successione apostolica, l’ampio consenso rilevato dalla vostra Commissione non solo sul Battesimo, ma anche sugli altri Sacramenti, dovrebbe incoraggiarci ad approfondire un ecumenismo pastorale. In questo senso, anche senza essere in piena comunione, sono già stati firmati accordi pastorali con alcune Chiese ortodosse orientali, che permettono ai fedeli di «partecipare ai mezzi della grazia» (Unitatis redintegratio, 8) . Penso, in particolare, alla Dichiarazione congiunta firmata nel 1984 da Papa Giovanni Paolo II e dal Patriarca Mar Ignatius Zakka I Iwas della Chiesa siro-ortodossa d’Antiochia, che in determinate circostanze autorizza i fedeli a ricevere i sacramenti della Penitenza, dell’Eucaristia e dell’Unzione degli infermi nell’una o nell’altra comunità. Penso anche all’accordo sui matrimoni misti concluso nel 1994 tra la Chiesa cattolica e la Chiesa siro-ortodossa malankarese. Tutto ciò è stato possibile guardando alla realtà concreta dei membri del Popolo di Dio e al loro bene, superiore alle idee e alle divergenze storiche: guardando all’importanza che nessuno sia lasciato privo dei mezzi della Grazia. Ora, sulla base del consenso teologico rilevato dalla vostra Commissione, non sarebbe possibile estendere e moltiplicare tali accordi pastorali, soprattutto in contesti in cui i nostri fedeli si trovano in situazione di minoranza e di diaspora? È una sfida, questa domanda, è una sfida. Possa lo Spirito Santo ispirarci i modi per andare avanti su questo cammino, che guarda il bene delle persone, il bene delle anime, il bene del popolo di Dio, nostro, tutto, e non distinzioni morali o teologiche o ideologiche. Il bene, la gente, è lì. Gesù Cristo si è incarnato, si è fatto uomo, membro del popolo fedele di Dio. Non si è fatto idea, no, si è fatto uomo. E noi dobbiamo cercare sempre il bene degli uomini e del popolo fedele di Dio.
                A partire da questo un terzo spunto: l’ecumenismo esiste già come realtà anzitutto locale. Molti fedeli – penso soprattutto a quelli in Medio Oriente ma anche a quanti sono emigrati in Occidente – vivono già l’ecumenismo della vita nella quotidianità delle loro famiglie, del lavoro, delle frequentazioni di ogni giorno. E sperimentano spesso insieme l’ecumenismo della sofferenza, nella comune testimonianza al nome di Cristo talvolta pure a costo della vita. L’ecumenismo teologico dovrebbe dunque riflettere non solo sulle differenze dogmatiche sorte nel passato, ma anche sull’esperienza attuale dei nostri fedeli. In altre parole, il dialogo sulla dottrina potrebbe adeguarsi teologicamente al dialogo della vita che si sviluppa nelle relazioni locali e quotidiane delle nostre Chiese, le quali costituiscono un vero e proprio luogo teologico. Per me questo conta per promuovere un pensiero. A questo proposito, per accrescere una maggiore conoscenza fraterna, mi rallegro della vostra iniziativa volta a promuovere visite di studio di giovani sacerdoti e monaci di ciascuna Chiesa. Tre settimane fa ho avuto la gioia di ricevere una delegazione giunta a Roma, su invito del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, per incontrare la Chiesa cattolica. Questa è la via, incontrarsi fraternamente per ascoltarsi, condividere e camminare insieme. È l’ecumenismo del camminare insieme, che si fa camminando, non solo con le idee, si fa camminando. Ed è bello coinvolgere nell’avvicinamento delle nostre Chiese le giovani generazioni, attive nella comunità locali, perché il dialogo sulla dottrina proceda insieme al dialogo della vita.
             Dimensioni battesimale, pastorale e locale: tre prospettive ecumeniche che mi sembrano importanti nel cammino verso la piena comunione. Cari fratelli, vi rinnovo la gratitudine per la vostra visita e, attraverso di voi, vorrei estendere il saluto ai miei venerabili e cari Fratelli Capi delle Chiese ortodosse orientali. La prossima fase del vostro dialogo si concentrerà sulla Vergine Maria nell’insegnamento e nella vita della Chiesa. Già da ora affidiamo il vostro lavoro all’intercessione della Madre di Dio. Se siete d’accordo, possiamo invocarla recitando insieme le parole di questa antica preghiera: “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta”.
              Grazie tante, e preghiamo gli uni per gli altri.


https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/06/23/0485/00996.html
« Последнее редактирование: 23 Июня, 2022, 20:11:22 »

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Udienza alla Famiglia Orionina nel 150° anniversario della nascita di S. Luigi Orione e ai partecipanti al Capitolo Generale dei Figli della Divina Provvidenza, 25.06.2022
Questa mattina, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza una rappresentanza della Famiglia Orionina nel 150° anniversario della nascita di S. Luigi Orione e i partecipanti al Capitolo Generale dei Figli della Divina Provvidenza.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’Udienza:
Discorso del Santo Padre
              Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!
             Saluto Don Tarcisio Gregorio Vieira, riconfermato Superiore Generale dei Figli della Divina Provvidenza, e voi tutti, cari membri della Famiglia carismatica Orionina. È una “pianta unica con molti rami”, formata da religiosi, religiose, consacrate secolari e laici, tutti alimentati dal medesimo carisma di San Luigi Orione, del quale ricorre quest’anno il 150° anniversario della nascita, avvenuta a Pontecurone (Alessandria), il 23 giugno 1872.
            Benedico con voi il Signore, che da quel seme – come dice il Vangelo – ha fatto crescere una pianta grande, che dà accoglienza, riparo e ristoro a tante persone, soprattutto quelle più bisognose e infelici. E mentre ringraziate e fate festa, sentite viva la forza del carisma, sentite l’impegno che esso richiede per essere seguaci e familiari di un grande testimone della carità di Cristo; l’impegno di rendere presente, con la vostra vita e la vostra azione, il fuoco di questa carità nel mondo di oggi, segnato dall’individualismo e dal consumismo, dall’efficienza e dall’apparenza.
            Così scriveva Don Orione agli inizi del Novecento: «Noi viviamo in un secolo che è pieno di gelo e di morte nella vita dello spirito; tutto chiuso in sé stesso, nulla vede che piaceri, vanità e passioni e la vita di questa terra, e non più». E si domandava: «Chi darà vita a questa generazione morta alla vita di Dio, se non il soffio della carità di Gesù Cristo? […] Noi dobbiamo dunque chiedere a Dio non una scintilla di carità, […] ma una fornace di carità da infiammare noi e da rinnovare il freddo e gelido mondo, con l’aiuto e per la grazia che ci darà il Signore» (Scritti 20, 76-77).
           Voi, Figli della Divina Provvidenza, come tema del vostro Capitolo Generale da poco concluso, avete scelto un’espressione tipica dell’ardore apostolico di Don Orione: «Facciamoci il segno della croce e gettiamoci fidenti nel fuoco dei tempi nuovi per il bene del popolo» (Scritti 75, 242). Ci vuole coraggio! Per favore, che il fuoco non resti solo nel vostro focolare e nelle vostre comunità, e neppure solo nelle vostre opere, ma che possiate “gettarvi nel fuoco dei tempi nuovi per il bene del popolo”.
            Gesù disse di sé: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49). Il fuoco di Cristo è fuoco buono, non è per distruggere, come avrebbero voluto Giacomo e Giovanni quando chiesero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?» (Lc 9,54). No, non è quel fuoco. Ma Gesù rimproverò i due fratelli. Il suo è un fuoco di amore, un fuoco che accende il cuore delle persone, un fuoco che dà luce, riscalda e vivifica.
             Nella misura in cui arde in voi la carità di Cristo, la vostra presenza e la vostra azione diventa utile a Dio e agli uomini, perché – scriveva San Luigi – «la causa di Cristo e della Chiesa non si serve che con una grande carità di vita e di opere, la carità apre gli occhi alla fede e riscalda i cuori d’amore verso Dio. Opere di cuore e di carità cristiana ci vogliono! E tutti vi crederanno» (Lettere I, 181; Scritti 4, 280).
           Giustamente, nel Capitolo Generale, avete messo al centro del rinnovamento la relazione con Dio, cuore della vostra identità. Il fuoco si alimenta ricevendolo da Dio con la vita di preghiera, la meditazione della Parola, la grazia dei Sacramenti. Don Orione fu uomo di azione e di contemplazione. Per questo esortava: «Gettiamoci ai piedi del Tabernacolo», e anche: «Gettiamoci ai piedi della croce», perché «amare Dio e amare i fratelli sono due fiamme di un solo sacro fuoco» (Lettere II, 397).
            Cari fratelli e sorelle della Famiglia Orionina, oggi essere discepoli missionari, inviati dalla Chiesa, non è prima di tutto un fare qualcosa, un’attività; è un’identità apostolica alimentata continuamente nella vita fraterna della comunità religiosa o della famiglia. «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). È importante curare la qualità della vita comunitaria, le relazioni, la preghiera comune: questo è già apostolato, perché è testimonianza. Se tra noi c’è freddezza, o, peggio, giudizi e pettegolezzi, che apostolato vogliamo fare? Per favore, niente chiacchiericcio. Il chiacchiericcio è un tarlo, un tarlo che corrompe, un tarlo che uccide la vita di una comunità, di un ordine religioso. Niente chiacchiericcio. So che non è facile, questo vincere il chiacchiericcio non è facile e qualcuno mi domanda: “Ma come si può fare?”. C’è una medicina molto buona, molto buona: morderti la lingua. Ti farà bene!
           La testimonianza dell’amore nella comunità religiosa e nella famiglia è la conferma dell’annuncio evangelico, è la “prova del fuoco”. «Una comunità bella, forte – sono parole di Don Orione – e dove vive piena concordia dei cuori e la pace, non può non essere cara, desiderevole e di edificazione a tutti» (Lettere I, 418). E diventa attraente anche di nuove vocazioni.
           Infine, vorrei tornare su quella esortazione a “gettarsi nel fuoco dei tempi nuovi”. Questo richiede di guardare il mondo di oggi da apostoli, cioè con discernimento ma con simpatia, senza paura, senza pregiudizi, con coraggio; guardare il mondo come lo guarda Dio, sentendo nostri i dolori, le gioie, le speranze dell’umanità. La Parola-guida rimane quella di Dio a Mosè: «Ho osservato la miseria del mio popolo […]. Sono sceso per liberarlo» (Es 3,7-8). Dobbiamo vedere le miserie di questo nostro mondo come la ragione del nostro apostolato e non come un ostacolo. Il vostro Fondatore diceva: «Non basta piagnucolare sulla tristezza dei tempi e degli uomini, e non basta dire: O Signore! O Signore! Niente rimpianto di un’età passata. Niente spirito triste, niente spirito chiuso. Avanti con serena e imperturbabile operosità». (Scritti 79, 291). E niente chiacchiericcio, lo ripeto.
           Il nostro tempo chiede di aprirci a nuove frontiere, di scoprire nuove forme di missione. Guardiamo a Maria, Vergine dell’intraprendenza e della premura, che parte in fretta da casa e si mette in strada per andare ad aiutare la cugina Elisabetta. E là, nel servizio, Maria ebbe la conferma del piano della provvidenza di Dio. A me piace pregarla come “Nostra Signora in fretta”: non perde tempo, va e fa.
         Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio di essere venuti, e soprattutto per quello che siete e che fate. Benedico di cuore tutti voi e le vostre comunità. E per favore, vi chiedo di pregare per me. Grazie.


https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/06/25/0490/01008.html

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Re: Новости Ватикана
« Ответ #439 : 26 Июня, 2022, 15:58:34 »
          Дорогие друзья, к сожалению, с мая полная информация сайтом Ватикана https://press.vatican.va/ предлагается без возможности его сразу перевести в браузере гуглхром (в их сайт вставили блокировку на эту встроенную в браузер опцию, о чем рассказано здесь: https://forum.oreola.org/index.php/topic,2998.msg38124.html#msg38124). В то же время в связи с тем, что "избранная информация" на их новостном сайте https://www.vaticannews.va/, где есть и адаптированный русский перевод, существенно урезается и даже порою искажается, считаем правильным и целесообразным впредь предлагать вам лишь текст на языке оригинала. Однако при желании и навыке, вы сумеете самостоятельно найти способы как его перевести, в том числе прямо здесь, на нашей странице, где данная функция работает исправно: нажимаете правой кнопкой на текст, и в меню выбираете "перевести на русский". Такова будет наша ответная мера: просто, но результативно. Спасибо за понимание и просим простить за неудобства, надеемся, что они временные. Пока будем считать, что Ватикан просто негласно поддержал какие-то санкции и проблема будет вскорости устранена его собственными силами, так как это в его же интересах.  Данный вводный текст будет вставляться впредь перед каждой их публикацией, как напоминание причин.                 Александр Набабкин-Романюк.


Le parole del Papa alla recita dell’Angelus, 26.06.2022

Alle ore 12 di oggi, il Santo Padre Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:
Prima dell’Angelus

                     Cari fratelli e sorelle, buongiorno!


Il Vangelo della Liturgia di questa Domenica ci parla di una svolta. Dice così: «Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme» (Lc 9,51). Così inizia il “grande viaggio” verso la città santa, che richiede una speciale decisione perché è l’ultimo. I discepoli, pieni di entusiasmo ancora troppo mondano, sognano che il Maestro vada incontro al trionfo; Gesù invece sa che a Gerusalemme lo attendono il rifiuto e la morte (cfr Lc 9,22.43b-45); sa che dovrà soffrire molto; e ciò esige una ferma decisione. Così Gesù va con passo deciso verso Gerusalemme. È la stessa decisione che noi dobbiamo prendere, se vogliamo essere discepoli di Gesù. In che cosa consiste questa decisione? Perché noi dobbiamo essere discepoli di Gesù sul serio, con vera decisione, non – come diceva una vecchietta che ho conosciuto – “cristiani all’acqua di rose”. No! Cristiani decisi. E ci aiuta a capirlo l’episodio che l’Evangelista Luca racconta subito dopo.


Mentre erano in cammino, un villaggio di Samaritani, avendo saputo che Gesù era diretto a Gerusalemme – che era la città avversaria –, non lo accoglie. Gli apostoli Giacomo e Giovanni, sdegnati, suggeriscono a Gesù di punire quella gente facendo scendere un fuoco dal cielo. Gesù non soltanto non accetta la proposta, ma rimprovera i due fratelli. Essi vogliono coinvolgerlo nel loro desiderio di vendetta e Lui non ci sta (cfr vv. 52-55). Il “fuoco” che Lui è venuto a portare sulla terra è un altro, (cfr Lc 12,49) è l’Amore misericordioso del Padre. E per far crescere questo fuoco ci vuole pazienza, ci vuole costanza, ci vuole spirito penitenziale.


Giacomo e Giovanni invece si lasciano prendere dall’ira. E questo capita anche a noi, quando, pur facendo del bene, magari con sacrificio, anziché accoglienza troviamo una porta chiusa. Viene allora la rabbia: tentiamo perfino di coinvolgere Dio stesso, minacciando castighi celesti. Gesù invece percorre un’altra via, non la via della rabbia, ma quella della ferma decisione di andare avanti, che, lungi dal tradursi in durezza, implica calma, pazienza, longanimità, senza tuttavia minimamente allentare l’impegno nel fare il bene. Questo modo di essere non denota debolezza ma, al contrario, una grande forza interiore. Lasciarsi prendere dalla rabbia nelle contrarietà è facile, è istintivo. Ciò che è difficile invece è dominarsi, facendo come Gesù che – dice il Vangelo – si mise «in cammino verso un altro villaggio» (v. 56). Questo vuol dire che, quando troviamo delle chiusure, dobbiamo volgerci a fare il bene altrove, senza recriminazioni. Così Gesù ci aiuta a essere persone serene, contente del bene compiuto e che non cercano le approvazioni umane.


Adesso domandiamoci: noi a che punto siamo? A che punto siamo noi? Davanti alle contrarietà, alle incomprensioni, ci rivolgiamo al Signore, gli chiediamo la sua fermezza nel fare il bene? Oppure cerchiamo conferme negli applausi, finendo per essere aspri e rancorosi quando non li sentiamo? Quante volte, più o meno consapevolmente, cerchiamo gli applausi, l’approvazione altrui? Facciamo quella cosa per gli applausi? No, non va. Dobbiamo fare il bene per il servizio e non cercare gli applausi. A volte pensiamo che il nostro fervore sia dovuto al senso di giustizia per una buona causa, ma in realtà il più delle volte non è altro che orgoglio, unito a debolezza, suscettibilità e impazienza. Chiediamo allora a Gesù la forza di essere come Lui, di seguirlo con ferma decisione in questa strada di servizio. Di non essere vendicativi, di non essere intolleranti quando si presentano difficoltà, quando ci spendiamo per il bene e gli altri non lo capiscono, anzi, quando ci squalificano. No, silenzio e avanti.
La Vergine Maria ci aiuti a fare nostra la ferma decisione di Gesù di rimanere nell’amore fino in fondo.


Dopo l’Angelus

Cari fratelli e sorelle!
Seguo con preoccupazione quanto sta accadendo in Ecuador. Sono vicino a quel popolo e incoraggio tutte le parti ad abbandonare la violenza e le posizioni estreme. Impariamo: solo con il dialogo si potrà trovare, spero presto, la pace sociale, con particolare attenzione alle popolazioni emarginate e ai più poveri, ma sempre rispettando i diritti di tutti e le istituzioni del Paese.


Desidero esprimere la mia vicinanza ai familiari e alle consorelle di Suor Luisa Dell’Orto, Piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld, uccisa ieri a Port-au-Prince, capitale di Haiti. Da vent’anni suor Luisa viveva là, dedita soprattutto al servizio dei bambini di strada. Affido a Dio la sua anima e prego per il popolo haitiano, specialmente per i piccoli, perché possano avere un futuro più sereno, senza miseria e senza violenza. Suor Luisa ha fatto della sua vita un dono per gli altri fino al martirio.


Saluto tutti voi, romani e pellegrini dell’Italia e di tanti Paesi. Vedo bandiera argentina, miei connazionali, vi saluto tanto! In particolare, saluto i fedeli provenienti da Lisbona, gli studenti dell’Istituto Notre-Dame de Sainte-Croix di Neuilly, in Francia, e quelli di Telfs, in Austria. Saluto la Corale polifonica di Riesi, il gruppo di genitori di Rovigo e la comunità pastorale Beato Serafino Morazzone di Maggianico. Vedo che ci sono bandiere dell’Ucraina. Lì, in Ucraina, continuano i bombardamenti, che causano morti, distruzione e sofferenze per la popolazione. Per favore, non dimentichiamo questo popolo afflitto dalla guerra. Non dimentichiamolo nel cuore e con le nostre preghiere.


Vi auguro una buona domenica. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.


https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/06/26/0493/01013.html