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Автор Тема: Новости Ватикана  (Прочитано 53893 раз)

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Re: Новости Ватикана
« Ответ #475 : 25 Августа, 2022, 15:19:58 »
                     Дорогие друзья, к сожалению, с мая полная информация сайтом Ватикана https://press.vatican.va/ предлагается без возможности его сразу перевести в браузере гуглхром (в их сайт вставили блокировку на эту встроенную в браузер опцию, о чем рассказано здесь: https://forum.oreola.org/index.php/topic,2998.msg38124.html#msg38124). В то же время в связи с тем, что "избранная информация" на их новостном сайте https://www.vaticannews.va/, где есть и адаптированный русский перевод, существенно урезается и даже порою искажается, считаем правильным и целесообразным впредь предлагать вам лишь текст на языке оригинала. Однако при желании и навыке, вы сумеете самостоятельно найти способы как его перевести, в том числе прямо здесь, на нашей странице, где данная функция работает исправно: нажимаете правой кнопкой на текст, и в меню выбираете "перевести на русский". Такова будет наша ответная мера: просто, но результативно. Спасибо за понимание и просим простить за неудобства, надеемся, что они временные. Пока будем считать, что Ватикан просто негласно поддержал какие-то санкции и проблема будет вскорости устранена его собственными силами, так как это в его же интересах.  Данный вводный текст будет вставляться впредь перед каждой их публикацией, как напоминание причин.                                
                        Александр Набабкин-Романюк.


Udienza ai partecipanti all’Incontro promosso dall’International Catholic Legislators Newwork, 25.08.2022

Oggi, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Incontro promosso dall’International Catholic Legislators Newwork e ha rivolto loro il discorso che pubblichiamo di seguito:
                     Beatitudine, Eminenze, Eccellenze, Illustri Signore e Signori!
                     Sono lieto di porgere il mio benvenuto a tutti voi partecipanti all’incontro dell’International Catholic Legislators Network. Ringrazio il Cardinale Schönborn e il dottor Alting von Geusau per le loro parole di saluto, e sono grato anche a tutti coloro che hanno organizzato questo incontro. Porgo anche un saluto a Sua Santità Ignatius Aphrem II, Patriarca della Chiesa Siro-ortodossa, e sono felice che sia presente con noi.
                  Vi siete riuniti per riflettere sull’importante tema della promozione della giustizia e della pace nell’attuale situazione geopolitica, segnata dai conflitti e dalle divisioni che colpiscono molte aree del mondo. A questo proposito, vorrei offrire alcune brevi riflessioni su tre parole chiave che possono aiutare a guidare le vostre discussioni in questi giorni: giustizia, fraternità e pace.
                  La prima parola, giustizia, classicamente definita come la volontà di dare a ciascuno ciò che gli spetta, implica, secondo la tradizione biblica, azioni concrete volte a promuovere relazioni giuste con Dio e con gli altri, in modo che il bene degli individui e della comunità possa fiorire. Nel mondo di oggi, molte persone chiedono giustizia, in particolare i più vulnerabili che spesso non hanno voce e che si aspettano che i leader civili e politici proteggano, attraverso politiche e leggi pubbliche efficaci, la loro dignità di figli di Dio e l’inviolabilità dei loro diritti umani fondamentali. Penso, ad esempio, ai poveri, ai migranti, ai rifugiati, alle vittime del traffico di esseri umani, ai malati, e agli anziani e a tanti altri individui che rischiano di essere sfruttati o scartati dall’odierna cultura dell’“usa e getta”, la cultura dello scarto. La vostra sfida è quella di operare per salvaguardare e valorizzare nella sfera pubblica quelle giuste relazioni che permettono a ogni persona di essere trattata con il rispetto e l’amore che le sono dovuti. Come ci ricorda il Signore: “Fate anche agli altri tutto quel che volete che essi facciano a voi” (Mt 7,12; cfr. Lc 6,31).
                   Questo ci porta alla seconda parola chiave: fraternità. Infatti, una società giusta non può esistere senza il vincolo della fraternità, cioè senza un senso di responsabilità condivisa e di preoccupazione per lo sviluppo e il benessere integrale di ogni membro della nostra famiglia umana. Per questo motivo, “per rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l’amicizia sociale, è necessaria la migliore politica, posta al servizio del vero bene comune” (Enc. Fratelli tutti, 154). Se vogliamo guarire il nostro mondo, così duramente provato da rivalità e forme di violenza che nascono dal desiderio di dominare piuttosto che di servire, abbiamo bisogno non solo di cittadini responsabili, ma anche di leader capaci, ispirati da un amore fraterno rivolto soprattutto a coloro che si trovano nelle condizioni di vita più precarie. In quest’ottica, incoraggio i vostri continui sforzi, a livello nazionale e internazionale, per l’adozione di politiche e leggi che cerchino di affrontare, in uno spirito di solidarietà, le numerose situazioni di disuguaglianza e ingiustizia che minacciano il tessuto sociale e la dignità intrinseca di tutte le persone.
                 Infine, lo sforzo per costruire il nostro futuro comune richiede la costante ricerca della pace. La pace non è semplicemente assenza della guerra. Il cammino verso una pace duratura richiede invece la cooperazione, soprattutto da parte di coloro che hanno maggiori responsabilità, nel perseguire obiettivi che vadano a beneficio di tutti. La pace deriva da un impegno duraturo per il dialogo reciproco, da una paziente ricerca della verità e dalla volontà di anteporre il bene autentico della comunità al vantaggio personale. In questa prospettiva, il vostro lavoro di legislatori e leader politici è più importante che mai. Perché la vera pace può essere raggiunta solo quando ci sforziamo, attraverso processi politici e legislativi lungimiranti, di costruire un ordine sociale fondato sulla fraternità universale e sulla giustizia per tutti.
                  Cari amici, il Signore vi aiuti a diventare lievito per il rinnovamento della vita civile e politica, testimoni di “amore politico” (cfr ibid., 180ss.) per i più bisognosi. Auspico che il vostro impegno per la giustizia e la pace, alimentato da uno spirito di solidarietà fraterna, continui a guidarvi nella nobile opera di contribuire all’avvento del Regno di Dio nel mondo.
                Benedico voi, le vostre famiglie e il vostro lavoro. E vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie.


https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/08/25/0612/01240.html

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Re: Новости Ватикана
« Ответ #476 : 26 Августа, 2022, 20:20:12 »
                    Дорогие друзья, к сожалению, с мая полная информация сайтом Ватикана https://press.vatican.va/ предлагается без возможности его сразу перевести в браузере гуглхром (в их сайт вставили блокировку на эту встроенную в браузер опцию, о чем рассказано здесь: https://forum.oreola.org/index.php/topic,2998.msg38124.html#msg38124). В то же время в связи с тем, что "избранная информация" на их новостном сайте https://www.vaticannews.va/, где есть и адаптированный русский перевод, существенно урезается и даже порою искажается, считаем правильным и целесообразным впредь предлагать вам лишь текст на языке оригинала. Однако при желании и навыке, вы сумеете самостоятельно найти способы как его перевести, в том числе прямо здесь, на нашей странице, где данная функция работает исправно: нажимаете правой кнопкой на текст, и в меню выбираете "перевести на русский". Такова будет наша ответная мера: просто, но результативно. Спасибо за понимание и просим простить за неудобства, надеемся, что они временные. Пока будем считать, что Ватикан просто негласно поддержал какие-то санкции и проблема будет вскорости устранена его собственными силами, так как это в его же интересах.  Данный вводный текст будет вставляться впредь перед каждой их публикацией, как напоминание причин.               
                                         Александр Набабкин-Романюк.


Udienza alle partecipanti al Capitolo Generale delle Figlie della Carità Canossiane, 26.08.2022
          Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza le partecipanti al Capitolo Generale delle Figlie della Carità Canossiane in corso presso la Casa Generalizia di Ottavia (Roma), dal 7 al 30 agosto 2022, sul tema: “Donne della Parola che amano senza misura. Riconfigurazione a una vita di santità nella e per la missione, oggi”.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto alle presenti nel corso dell’Incontro:

                         Care sorelle, buongiorno e benvenute!
                         Ringrazio la Superiora Generale per il saluto e per la presentazione di questo Capitolo. E ringrazio quella che se ne va, dopo otto anni, e torna al Paese. Vorrei condividere con voi alcune riflessioni suggerite dal tema che guida il vostro lavoro.
                        Anzitutto, donne della Parola. Come Maria. Perché le donne parlano sempre, ma bisogna parlare come Maria, che è un’altra cosa. Lei è la donna della Parola, è la discepola. Guardando a lei, e anche dialogando con lei nella preghiera, potete imparare sempre nuovamente che cosa significa essere “donne della Parola”. Che non ha niente a che vedere con “donne del chiacchiericcio”! per favore, questo non lo confondete, non ci sia il chiacchiericcio tra voi! Le anziane possono testimoniare alle giovani uno stupore che non viene meno, una riconoscenza che cresce con l’età, un’accoglienza della Parola che si fa sempre più piena, più concreta, più incarnata nella vita. E le giovani possono testimoniare alle anziane l’entusiasmo delle scoperte, gli slanci del cuore che, nel silenzio, impara a risuonare con la Parola, a lasciarsi sorprendere, anche mettere in discussione, per crescere alla scuola del Maestro. E quelle di mezza età, cosa fanno? Sono più a rischio – state attente! –, sia perché quella è un’età di passaggio, con alcune insidie – le crisi dei 40, 45, voi le conoscete – ; ma soprattutto perché è la fase delle maggiori responsabilità ed è facile scivolare nell’attivismo, anche senza accorgersi. E allora non si è più donne della Parola, ma donne del computer, donne del telefono, donne dell’agenda, e così via. Dunque, ben venga questo motto per tutte! Per mettersi nuovamente alla scuola di Maria, ri-centrarsi sulla Parola ed essere donne “che amano senza misura”. La parola, non l’attivismo, al centro.
                   Questo è il secondo elemento del tema: amare senza misura. C’è un detto che dice che “la misura dell’amore è amare senza misura”. È una capacità che viene dallo Spirito Santo; non viene da noi, dal nostro sforzo; viene da Dio, che sempre ama senza misura. E sempre ci aspetta. La pazienza di Dio con noi mi commuove. Guarda com’è paziente questo Padre che abbiamo! Questa qualità di essere senza misura è propria dell’amore di Dio; eppure questo amore – dice San Paolo – «è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Allora è possibile amare senza misura facendo spazio allo Spirito e alla sua azione nella nostra vita. E questa è la santità. Donne dello Spirito, come Maria. Lasciare che sia lo Spirito a portarti avanti. Cuori aperti allo Spirito.
                  Infatti il tema del vostro Capitolo parla di “riconfigurazione a una vita di santità” – riconfigurazione: la parola è bella, mi piace – e aggiunge: “nella e per la missione, oggi”. Santità e missione sono dimensioni costitutive della vita cristiana e sono tra loro inscindibili. Possiamo dirlo sinteticamente così: ogni santo, ogni santa è una missione (cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 19).
                     Lo dimostra bene la testimonianza di Maddalena di Canossa. Lei si sentiva chiamata a donarsi interamente a Dio, ma nello stesso tempo sentiva anche di dover stare vicino ai poveri. Nel suo cuore di giovane donna c’era questa duplice esigenza, questa duplice appartenenza: a Dio e ai poveri, che nel suo caso erano la gente delle zone periferiche di Verona. Attenzione: è lo Spirito che la guida, attraverso situazioni concrete, e lei si lascia guidare; cerca la sua strada ma sempre rimanendo docile. Docilità: niente a che vedere con il capriccio, o con la testardaggine: voglio fare questo… No, docilità allo Spirito. Questo è il segreto! E così la carità di Cristo plasma il suo cuore, plasma la sua vita; sul modello della Vergine Maria, che disse “sì” fin dall’inizio, pienamente, e poi fece il suo pellegrinaggio nella fede seguendo il Figlio e divenne pienamente madre sotto la Croce. La vita di Maddalena è stata “configurata” alla santità di Cristo, sul modello di Maria, nella forma missionaria concreta dettata dalla realtà in cui viveva. E questo suo “sì”, detto non a parole ma con i fatti, è stato generativo: il Signore le mandò alcune compagne con cui condividere il cammino di santità e di missione. E così siete arrivate a questo momento.
                     Mi è piaciuto il numero di novizie che avete: questo indica fecondità, fecondità della congregazione. È un numero della fecondità. Peccato che qui in Europa sia poca gente, ma è l’inverno demografico europeo: invece dei figli preferiscono avere cani, gatti, che è un po’ l’affetto programmato: io programmo l’affetto, mi danno l’affetto senza problemi. E se c’è dolore? Beh, c’è il medico veterinario che interviene, punto. E questa è una cosa brutta. Per favore, aiutate le famiglie ad avere dei figli. È un problema umano, e anche un problema patriottico.
                     Care sorelle, voi volete “ri-configurarvi”, oggi, secondo questa forma di vita. E il segreto è sempre lo stesso: lasciarsi guidare dallo Spirito Santo per amare Dio e i poveri. Ma “oggi”: è l’oggi della Chiesa, è l’oggi della società, meglio, delle diverse società nelle quali siete presenti. Con quelle situazioni di povertà, con quei volti che chiedono vicinanza, compassione e tenerezza. “Ah, che cosa nuova sta dicendo, Padre!”. No, questo è lo stile di Dio. Dio sempre agisce così, con vicinanza, compassione e tenerezza. Ci avvicina, perdona e accarezza. Sempre. Lo stile di Do è vicinanza, compassione e tenerezza. Non dimenticatevi di questo. Questo è molto importante. Vi ringrazio per il vostro coraggio e la vostra generosità. Vi ringrazio per la gioia dei vostri cuori e dei vostri volti. La gioia è uno dei frutti dello Spirito ed è segno chiaro del Vangelo, specialmente quando traspare nella condivisione con i fratelli e le sorelle in condizioni di disagio e di emarginazione. È la gioia. E anche nella condivisione con le sorelle di comunità. Sì, perché può capitare che uno appaia pieno di entusiasmo nel servizio ai poveri e poi in casa se ne stia per conto suo e non viva la fraternità… Questo non è un buon segno, perché si lamentano: “Questa superiora…”, quell’altro, quel problema... Nella diocesi di prima [Buenos Aires] c’era una suora che aveva questo vizio di lamentarsi, e tutti la chiamavano “suor Lamentela”. Nessuna di voi è “suor lamentela”, ma la tentazione di lamentarsi, di criticare… questo fa male al corpo, fa male. “Ma, Padre, a me viene!”. E tu vai, dillo alla persona: “Tu hai questo difetto”; o se no dillo a chi può porre rimedio. Ma cosa guadagni tu ad andare dalle sorelle e dire: “Ma guarda questo, questo, questo…”! Questo è chiacchiericcio, che fa tanto male e fa morire la Parola di Dio. “È difficile, Padre, risolvere il problema del chiacchiericcio, perché ti viene, il commento…”. Sì, è come il dolce, che ti viene… Ma c’è un bel rimedio, contro il chiacchiericcio, ed è molto semplice: se tu hai la tentazione di chiacchierare delle altre, morditi la lingua, così si gonfia bene e non potrai parlare. Capito? Per favore, niente chiacchiericcio, questo uccide la vita comunitaria.
                    Vorrei aggiungere due cose. La prima riguardo alla dimensione comunitaria, e la riprendo dall’Esortazione Gaudete et exsultate. «La santificazione è un cammino comunitario […]. Vivere e lavorare con altri è senza dubbio una via di crescita spirituale. […] Condividere la Parola e celebrare insieme l’Eucaristia ci rende più fratelli [e sorelle] e ci trasforma via via in comunità santa e missionaria» (141-142). Non pensiamo a grandi cose, ma piuttosto ai dettagli quotidiani. Come in famiglia, è lì che si vede la carità: «La comunità che custodisce i piccoli particolari dell’amore, dove i membri si prendono cura gli uni degli altri e custodiscono uno spazio aperto ed evangelizzatore, è luogo della presenza del Risorto che la va santificando secondo il progetto del Padre» (145). Prendete cura di questo nelle comunità: una dell’altra. E niente chiacchiericcio.
                    La seconda sottolineatura, con cui concludo, è quella dell’importanza della preghiera di adorazione. Noi abbiamo dimenticato la preghiera di adorazione: sappiamo cosa sia, ma non la pratichiamo tanto. Adorare. Adorare. In silenzio, davanti al Signore, davanti al Santissimo Sacramento, adorare. Preghiera di adorazione. E qui di nuovo voi potete fare riferimento alla testimonianza della vostra Fondatrice, che, come altre Sante e altri Santi della carità, attingeva lo slancio apostolico specialmente dal rimanere in adorazione alla presenza del Signore. Non abbiate paura di adorare: andate lì. “Ma, è noioso …”. Vai ad adorare. Lascia che il Signore faccia. Il movimento dello spirito che si de-centra da sé per centrarsi in Cristo – e questa è l’adorazione: de-centrarsi – è quello che rende possibile un servizio al prossimo che non sia pietismo o assistenzialismo, ma apertura all’altro, prossimità, condivisione; in una parola: carità. San Paolo direbbe: “L’amore di Cristo ci avvince e ci spinge” (cfr 2 Cor 5,14).
                 Care sorelle, avanti, coraggio! Vi ringrazio di questa visita, e soprattutto di quello che siete e che fate nella Chiesa. Chiedo allo Spirito Santo di darvi luce e forza per concludere bene il vostro Capitolo e per il cammino dell’Istituto. Di cuore benedico voi e tutte le sorelle in ogni parte del mondo. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me: pregare a favore, non contro!


https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/08/26/0616/01252.html

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Re: Новости Ватикана
« Ответ #477 : 26 Августа, 2022, 20:26:16 »
                  Дорогие друзья, к сожалению, с мая полная информация сайтом Ватикана https://press.vatican.va/ предлагается без возможности его сразу перевести в браузере гуглхром (в их сайт вставили блокировку на эту встроенную в браузер опцию, о чем рассказано здесь: https://forum.oreola.org/index.php/topic,2998.msg38124.html#msg38124). В то же время в связи с тем, что "избранная информация" на их новостном сайте https://www.vaticannews.va/, где есть и адаптированный русский перевод, существенно урезается и даже порою искажается, считаем правильным и целесообразным впредь предлагать вам лишь текст на языке оригинала. Однако при желании и навыке, вы сумеете самостоятельно найти способы как его перевести, в том числе прямо здесь, на нашей странице, где данная функция работает исправно: нажимаете правой кнопкой на текст, и в меню выбираете "перевести на русский". Такова будет наша ответная мера: просто, но результативно. Спасибо за понимание и просим простить за неудобства, надеемся, что они временные. Пока будем считать, что Ватикан просто негласно поддержал какие-то санкции и проблема будет вскорости устранена его собственными силами, так как это в его же интересах.  Данный вводный текст будет вставляться впредь перед каждой их публикацией, как напоминание причин.                                
                       Александр Набабкин-Романюк.


Udienza ai partecipanti al Pellegrinaggio di Ministranti dalla Francia, 26.08.2022

Oggi, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Pellegrinaggio nazionale di Ministranti della Chiesa di Francia, in corso a Roma dal 22 al 26 agosto 2022 sul tema “Vieni, servi e va’!”.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’Incontro:
                         
                      Cari ministranti di Francia, buongiorno e benvenuti!
                      Sono contento di accogliervi in occasione del vostro pellegrinaggio. Ringrazio Mons. de Moulins-Beaufort per le parole che mi ha rivolto a nome vostro e a nome dei Vescovi presenti.
                     Avete fatto una pausa nelle vostre vacanze per prendere il bastone del pellegrino! Vi siete messi in cammino insieme agli altri, per seguire le orme dei tanti testimoni di Cristo che, nel corso dei secoli, sono venuti a Roma per rigenerarsi nella fede. Siete venuti numerosi, da diverse parrocchie e regioni della Francia, per vivere questo momento privilegiato di incontro, di condivisione, di preghiera e distensione. Spero che potrete tornare a casa fortificati da questa bella esperienza di fede, nel cuore della Chiesa.
                    Il tema del vostro pellegrinaggio – “Vieni, servi e va’!” – è molto bello ed espressivo.
                   “Vieni”: il Signore ti chiama. Ti chiama a incontrarlo, e in modo tutto speciale in quell’avvenimento importante che è la Messa domenicale. Caro giovane, so che, forse, a Messa ti trovi solo della tua età, e che questo ti sembra triste, oppure che a volte ti senti un po’ a disagio in mezzo a persone più grandi. Sicuramente ti fai delle domande sulla Chiesa, ti chiedi come fare per restituire il gusto di Dio ai giovani della tua età perché possano unirsi a te. Ma io domando a te, personalmente: come vedi il tuo posto nella Chiesa? Ti senti veramente un membro di questa grande famiglia di Dio? Contribuisci alla sua testimonianza?
                  Avete scelto di essere ministranti, e vorrei ringraziarvi di cuore per gli sforzi, e a volte le rinunce, che accettate per dedicarvi a questo impegno di ministranti, mentre molti altri vostri amici preferiscono dormire la domenica mattina, o fare sport... Tu non immagini quanto puoi essere un modello, un punto di riferimento per tanti giovani della tua età. E puoi davvero essere orgoglioso di quello che fai. Non vergognarti di servire l’Altare, anche se sei solo, anche se stai crescendo. È un onore servire Gesù quando dona la sua vita per noi nell’Eucaristia. Attraverso la tua partecipazione alla liturgia, assicurando il tuo servizio, offri a tutti una testimonianza concreta del Vangelo. Il tuo atteggiamento durante le celebrazioni è già un apostolato per coloro che ti vedono. Se svolgete il vostro servizio all’altare con gioia, con dignità e con atteggiamento di preghiera, sicuramente susciterete negli altri giovani un desiderio di impegnarsi anch’essi nella Chiesa.
                   Ma servire la Messa richiede un seguito: “Servi e va’!”. Voi sapete che Gesù è presente nelle persone dei fratelli che incontriamo. Dopo aver servito Gesù alla Messa, Egli vi manda a servirlo nelle persone che incontrate durante la giornata, soprattutto se sono povere e svantaggiate, perché Lui è in modo particolare unito a loro.
                  Forse voi avete degli amici che abitano in quartieri difficili o che affrontano grandi sofferenze, anche dipendenze; conoscete giovani che sono sradicati, migranti o rifugiati. Vi esorto ad accoglierli generosamente, a farli uscire dalla loro solitudine e a fare amicizia con loro.
                 Molti giovani della tua età hanno bisogno che qualcuno dica loro che Gesù li conosce, che li ama, che li perdona, che condivide i loro problemi, che li guarda con tenerezza senza giudicarli. Con il vostro coraggio, il vostro entusiasmo, la vostra spontaneità, voi potete raggiungerli. Vi invito ad essere vicini gli uni agli altri. Insisto su questo: vicinanza tra voi, vicinanza ai membri delle vostre famiglie, vicinanza agli altri giovani. Evita di cadere nella tentazione del ripiegamento su te stesso, dell’egoismo, del rinchiuderti nel tuo mondo, nei gruppi ristretti, nelle reti sociali virtuali. Farai meglio a preferire le relazioni amicali reali, non quelle virtuali, che sono illusorie e ti imprigionano e ti separano dalla realtà.
                Un’altra cosa altrettanto importante è il vostro rapporto con le persone anziane, con i vostri nonni. Com’è il vostro sguardo verso gli anziani? Per chi ha la fortuna di avere ancora il nonno o la nonna, è prezioso approfittare della loro presenza, dei loro consigli, delle loro esperienze. Spesso sono loro che vi accompagnano a Messa e vi parlano di Dio. Gli anziani sono una risorsa necessaria per la vostra maturità umana. Oggi, il rischio è di non sapere più da dove vieni, di perdere le tue radici, di perdere l’orientamento. Dimmi, come pensi di costruire il tuo futuro, di progettare la tua vita, se non hai radici forti che aiutino a rimanere in piedi e attaccato alla terra? È facile “volare via” quando non si ha dove attaccarsi, dove fissarsi (cfr Esort. ap. postsin. Christus vivit, 179). Cerca le tue radici, impara a conoscere e ad amare la tua cultura, la tua storia, per entrare in dialogo nella verità con quelli che sono diversi da te, forte di ciò che tu sei e rispettoso di ciò che sono gli altri.
                 Alla vostra età, è il momento di mettere basi solide per una vita che cresce in Cristo, di costruire amicizie stupende, di darsi obiettivi da raggiungere. Alla vostra età, è il momento in cui si sogna in grande, alla grande, si vuole conquistare il mondo. Non smetterò di dirlo ai giovani che incontro e oggi lo dico a te, a te, a ognuno di voi, specialmente a te giovane ministrante: «Non rinunciare mai ai tuoi sogni, non seppellire mai definitivamente una vocazione» (ibid., 272). E proprio il servizio all’Altare potrebbe suscitare in te un desiderio di rispondere alla chiamata del Signore nella vita religiosa o sacerdotale. Perché no? Non avere paura! Alimenta questa chiamata nel tuo cuore e, un giorno, abbi il coraggio di parlarne con qualcuno di cui ti fidi. Com’è bello vedere dei giovani impegnarsi con generosità per il Regno di Dio, al servizio della Chiesa! È davvero una bella avventura.
                Infine, vi invito fortemente ad affidarvi al Signore per mezzo della Vergine Maria. Come ogni ragazza, lei aveva i suoi sogni, i suoi progetti. Ma alla chiamata di Dio, si è fatta serva con il suo “sì” generoso, fecondo, e gioioso. Sulle vostre strade, nei vostri momenti di difficoltà e di solitudine, non dimenticate di affidarvi a lei.
                 Cari ragazzi, grazie di essere venuti! Vi porto nella preghiera. Di cuore benedico ciascuno di voi e i vostri cari, come pure i vostri Vescovi, i vostri sacerdoti, i vostri animatori qui presenti e tutti i giovani delle vostre diocesi.
                 E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon cammino!


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Udienza ai partecipanti al Pellegrinaggio della Diocesi di Lodi, 26.08.2022
Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Pellegrinaggio della Diocesi di Lodi e ha rivolto loro il discorso che pubblichiamo di seguito:
                     
                    Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!
                    Ringrazio il Vescovo per il saluto che mi ha rivolto a nome vostro e dell’intera comunità lodigiana, che voi ben rappresentate sia nella dimensione ecclesiale sia in quella civica. E ringrazio il Vescovo emerito, perché a me piace che gli emeriti continuino a partecipare alla vita della Chiesa, e non si rinchiudano… Avanti, coraggio! Infatti, siete sacerdoti, consacrate, seminaristi e fedeli laici, delegati sinodali e rappresentanti di parrocchie e associazioni, volontari e operatori della comunicazione, insieme alle pubbliche autorità della Provincia e del territorio lodigiano, con i Sindaci, in particolare quelli della prima “zona rossa” in Occidente per l’epidemia di covid-19.
                   I motivi che vi hanno spinto a venire sono diversi. Mi piace ricordare per primo quello che mi lega a voi con una specie di “parentela” che chiamerei “battesimale”. Come sapete, il prete che mi ha battezzato, padre Enrico Pozzoli, e che poi mi ha aiutato a entrare nella Compagnia [di Gesù] e mi ha seguito tutta la vita, è figlio della vostra terra, nativo di Senna Lodigiana, nella “bassa”, vicino al Po. Attratto dal carisma di Don Bosco, partì da giovane per Torino e, diventato Salesiano, fu subito inviato in Argentina, dove rimase per tutta la vita. Divenne amico dei miei genitori e li aiutò anche ad accettare la mia chiamata al sacerdozio. Sono stato contento quando un vostro bravo conterraneo – che è qui presente – ha raccolto documenti e notizie su di lui e ha scritto la sua biografia. L’ho avuta subito, naturalmente, ma oggi la ricevo in forma, per così dire, ufficiale e con emozione, perché me la portate voi, amici di Senna Lodigiana, compaesani di Don Pozzoli, che è stato un vero salesiano! Un uomo saggio, buono, lavoratore; un apostolo del confessionale – non si stancava di confessare –, misericordioso, capace di ascoltare e di dare buoni consigli. Grazie di cuore! Ecco perché dico che siamo un po’ parenti, ma non per via di sangue, no, il filo che ci unisce è ben più forte e sacro perché è quello del Battesimo!
                  A proposito di legami con la vostra terra lodigiana, non possiamo dimenticare che ce n’è un altro, questa volta per via di una grande santa: Francesca Saverio Cabrini, nativa di Sant’Angelo Lodigiano, che fondò le Missionarie del Sacro Cuore a Codogno ed è la patrona dei migranti. Io sono figlio di migranti; l’Argentina è diventata patria di tante e tante famiglie di migranti, in gran parte italiani, e Santa Cabrini e le Cabriniane sono una presenza importante a Buenos Aires. Oggi voglio esprimere a voi la mia ammirazione e la mia riconoscenza per questa donna, che – insieme al Vescovo Scalabrini – è testimone della vicinanza della Chiesa ai migranti: il suo carisma è più che mai attuale! Chiedo la sua intercessione affinché la vostra Comunità diocesana sia sempre attenta ai segni dei tempi e attinga dalla carità di Cristo il coraggio per vivere la missione oggi.
                 Padre Pozzoli e soprattutto Santa Cabrini ci ricordano che l’evangelizzazione si fa essenzialmente con la santità della vita, testimoniando l’amore nei fatti e nella verità (cfr 1Gv 3,18). E così avviene anche la trasmissione della fede nelle famiglie, attraverso una testimonianza semplice e convinta. Penso ai nonni e alle nonne che trasmettono la fede con l’esempio e con la saggezza dei loro consigli. Perché la fede va trasmessa “in dialetto”, sempre, in nessun’altra maniera. I nonni, papà, mamma… La fede va trasmessa in dialetto. Sappiamo bene che oggi il mondo è cambiato, anzi, è in continua trasformazione. C’è bisogno di cercare nuove strade, nuovi metodi, nuovi linguaggi. La via maestra, tuttavia, rimane la stessa: quella della testimonianza, di una vita plasmata dal Vangelo. Il Concilio Vaticano II ci ha mostrato questa via, e le Chiese particolari sono chiamate a camminare in essa con atteggiamento estroverso, con una conversione missionaria che coinvolga tutti e tutto.
                La vostra Chiesa laudense ha vissuto già due Sinodi dopo il Concilio Vaticano II: il tredicesimo e, recentemente, il quattordicesimo. Ora, il percorso sinodale che stiamo compiendo come Chiesa universale vorrebbe aiutare tutto il Popolo di Dio a crescere proprio in questa dimensione essenziale, costitutiva, permanente dell’essere Chiesa: il camminare insieme, nell’ascolto reciproco, nella varietà dei carismi e dei ministeri, sotto la guida dello Spirito Santo, che crea armonia e unità a partire dalla diversità. Accolgo da voi il Libro del vostro recente Sinodo diocesano come segno di comunione, e vi esorto a continuare il cammino, fedeli alle radici e aperti al mondo, con la saggezza e la pazienza dei contadini e la creatività degli artigiani; impegnati nella cura dei poveri e nella cura della terra che Dio ci ha affidato. Il cammino sinodale è lo sviluppo di una dimensione della Chiesa. Una volta ho sentito dire: “Noi vogliamo una Chiesa più sinodale e meno istituzionale”: questo non va. Il cammino sinodale è istituzionale, perché appartiene all’essenza propria della Chiesa. Siamo in sinodo perché istituzione.
                E arriviamo al terzo motivo che vi ha portato qui oggi: l’esperienza traumatica della prima fase della pandemia, che ha colpito il vostro territorio, specialmente la parte sud. Questa pandemia è stata ed è un’esperienza complessa, anche troppo grande, perché possiamo dominarla pienamente. Tuttavia, non possiamo e non dobbiamo tralasciare una verifica seria, a tutti i livelli. Ripartire non vuol dire dare un “colpo di spugna”. Ma adesso non è questo lo scopo. Oggi, il segno che date è quello di una comunità che vuole ripartire insieme, facendo tesoro dell’esperienza vissuta, valorizzando i talenti emersi nei momenti più duri della prova, e voi li conoscete bene. Voglio dire un grazie grande – un grazie grande! – ai medici, agli infermieri, ai volontari, ai cappellani, ai sindaci, per il modo testimoniale in cui avete vissuto questa dolorosa pandemia. Siete stati un esempio. E tanti di voi sono rimasti lì, servendo gli ammalati. Grazie! Grazie per questo che avete fatto.
                Cari fratelli e sorelle lodigiani, trent’anni fa San Giovanni Paolo II ha visitato la vostra Diocesi. Possiamo immaginare di gettare un ponte tra San Bassiano e San Giovanni Paolo II. Un ponte tra il primo Vescovo, l’evangelizzatore della vostra terra, e il Papa che ha introdotto la Chiesa nel terzo millennio. Proprio la grande sproporzione tra i due contesti è suggestiva, e questi due “padri” della Chiesa si possono incontrare solo sull’essenziale, cioè Gesù Cristo e la dolce gioia di annunciarlo al mondo. Il mondo cambia – il mondo cambia! –, ma Cristo no, e nemmeno il suo Vangelo. Il futuro della Chiesa sta nell’andare all’essenziale, andare alle sorgenti, e da lì prendere per camminare… Come hanno fatto i giovani lodigiani nel recente pellegrinaggio con il Vescovo in Terra Santa. Sono andati alla fonte, a Gesù Cristo, nato da Maria vergine, vero uomo e vero Dio. Per intercessione di San Bassiano, chiedo che nella terra lodigiana non manchi mai la sete del Vangelo e non manchino uomini e donne capaci di donarlo a tutti con gioiosa testimonianza.
              Vi ringrazio di essere venuti! Di cuore benedico voi e l’intera Comunità diocesana, come pure la vita civile del territorio lodigiano. E vi chiedo, per favore, di non dimenticatevi di pregare per me, perché questo lavoro non è facile. Grazie!


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Re: Новости Ватикана
« Ответ #479 : 27 Августа, 2022, 20:14:50 »
Дорогие друзья, к сожалению, с мая полная информация сайтом Ватикана https://press.vatican.va/ предлагается без возможности его сразу перевести в браузере гуглхром (в их сайт вставили блокировку на эту встроенную в браузер опцию, о чем рассказано здесь: https://forum.oreola.org/index.php/topic,2998.msg38124.html#msg38124). В то же время в связи с тем, что "избранная информация" на их новостном сайте https://www.vaticannews.va/, где есть и адаптированный русский перевод, существенно урезается и даже порою искажается, считаем правильным и целесообразным впредь предлагать вам лишь текст на языке оригинала. Однако при желании и навыке, вы сумеете самостоятельно найти способы как его перевести, в том числе прямо здесь, на нашей странице, где данная функция работает исправно: нажимаете правой кнопкой на текст, и в меню выбираете "перевести на русский". Такова будет наша ответная мера: просто, но результативно. Спасибо за понимание и просим простить за неудобства, надеемся, что они временные. Пока будем считать, что Ватикан просто негласно поддержал какие-то санкции и проблема будет вскорости устранена его собственными силами, так как это в его же интересах.  Данный вводный текст будет вставляться впредь перед каждой их публикацией, как напоминание причин.                                                      Александр Набабкин-Романюк.


                  Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di nuovi Cardinali e per il voto su alcune Cause di Canonizzazione, 27.08.2022
                      Alle ore 16 di questo pomeriggio, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco ha presieduto un Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di 20 nuovi Cardinali e per il voto delle Cause di Canonizzazione dei Beati: Giovanni Battista Scalabrini, Vescovo di Piacenza, Fondatore della Congregazione dei Missionari di San Carlo e della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo; e Artemide Zatti, laico professo della Società Salesiana di San Giovanni Bosco (Salesiani).

Omelia del Santo Padre
                     
                      Questo detto di Gesù, proprio nel mezzo del Vangelo di Luca, ci colpisce come una freccia: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (12,49).
                      Mentre è in cammino con i discepoli verso Gerusalemme, il Signore fa un annuncio in tipico stile profetico, usando due immagini: il fuoco e il battesimo (cfr 12,49-50). Il fuoco deve portarlo nel mondo; il battesimo dovrà riceverlo Lui stesso. Prendo solo l’immagine del fuoco, che qui è la fiamma potente dello Spirito di Dio, è Dio stesso come «fuoco divorante» (Dt 4,24; Eb 12,29), Amore appassionato che tutto purifica, rigenera e trasfigura. Questo fuoco – come del resto anche il “battesimo” – si rivela pienamente nel mistero pasquale di Cristo, quando Egli, come colonna ardente, apre la via della vita attraverso il mare tenebroso del peccato e della morte.
                       C’è però un altro fuoco, quello di brace. Lo troviamo in Giovanni, nel racconto della terza e ultima apparizione di Gesù risorto ai discepoli, sul lago di Galilea (cfr 21,9-14). Questo fuocherello lo ha acceso Gesù stesso, vicino alla riva, mentre i discepoli erano sulle barche e tiravano su la rete stracolma di pesci. E Simon Pietro arrivò per primo, a nuoto, pieno di gioia (cfr v. 7). Il fuoco di brace è mite, nascosto, ma dura a lungo e serve per cucinare. E lì, sulla riva del lago, crea un ambiente familiare dove i discepoli gustano stupiti e commossi l’intimità con il loro Signore.
                    Ci farà bene, cari fratelli e sorelle, in questo giorno, meditare insieme a partire dall’immagine del fuoco, in questa sua duplice forma; e alla sua luce pregare per i Cardinali, in modo particolare per voi, che proprio in questa celebrazione ne ricevete la dignità e il compito.
                    Con le parole riportate nel Vangelo di Luca, il Signore ci chiama nuovamente a metterci dietro a Lui, a seguirlo sulla via della sua missione. Una missione di fuoco – come quella di Elia –, sia per quello che è venuto a fare sia per come lo ha fatto. E a noi, che nella Chiesa siamo stati presi tra il popolo per un ministero di speciale servizio, è come se Gesù consegnasse la fiaccola accesa, dicendo: Prendete, «come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi» (Gv 20,21). Così il Signore vuole comunicarci il suo coraggio apostolico, il suo zelo per la salvezza di ogni essere umano, nessuno escluso. Vuole comunicarci la sua magnanimità, il suo amore senza limiti, senza riserve, senza condizioni, perché nel suo cuore brucia la misericordia del Padre. È quello che brucia nel cuore di Gesù: la misericordia del Padre. E dentro questo fuoco c’è anche la misteriosa tensione, propria della missione di Cristo, tra la fedeltà al suo popolo, alla terra delle promesse, a coloro che il Padre gli ha dato e, nello stesso tempo, l’apertura a tutti i popoli – quella tensione universale –, all’orizzonte del mondo, alle periferie ancora ignote.
                      Questo fuoco potente è quello che ha animato l’apostolo Paolo nel suo instancabile servizio al Vangelo, nella sua “corsa” missionaria guidata, spinta sempre in avanti dallo Spirito e dalla Parola. È anche il fuoco di tanti missionari e missionarie che hanno sperimentato la faticosa e dolce gioia di evangelizzare, e la cui vita stessa è diventata vangelo, perché sono stati anzitutto dei testimoni.
                      Questo, fratelli e sorelle, è il fuoco che Gesù è venuto a “gettare sulla terra”, e che lo Spirito Santo accende anche nei cuori, nelle mani e nei piedi di coloro che lo seguono. Il fuoco di Gesù, il fuoco che porta Gesù.
                      Poi c’è l’altro fuoco, quello di brace. Anche questo il Signore vuole comunicarci, perché come Lui, con mitezza, con fedeltà, con vicinanza e tenerezza – questo è lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza – possiamo far gustare a molti la presenza di Gesù vivo in mezzo a noi. Una presenza così evidente, pur nel mistero, che non c’è nemmeno bisogno di chiedere: “Chi sei?”, perché il cuore stesso dice che è Lui, è il Signore. Questo fuoco arde in modo particolare nella preghiera di adorazione, quando stiamo in silenzio vicino all’Eucaristia e assaporiamo la presenza umile, discreta, nascosta del Signore, come un fuoco di brace, così che questa presenza stessa diventa nutrimento per la nostra vita quotidiana.
                      Il fuoco di brace fa pensare ad esempio a San Charles de Foucauld: al suo rimanere a lungo in un ambiente non cristiano, nella solitudine del deserto, puntando tutto sulla presenza: la presenza di Gesù vivo, nella Parola e nell’Eucaristia, e la sua stessa presenza fraterna, amichevole, caritatevole. Ma fa pensare anche a quei fratelli e sorelle che vivono la consacrazione secolare, nel mondo, alimentando il fuoco basso e duraturo negli ambienti di lavoro, nelle relazioni interpersonali, negli incontri di piccole fraternità; oppure, come preti, in un ministero perseverante e generoso, senza clamori, in mezzo alla gente della parrocchia. Mi diceva un parroco di tre parrocchie, qui in Italia, che aveva tanto lavoro. “Ma tu sei capace di visitare tutta la gente?”, ho detto. “Sì, conosco tutti!” – “Ma tu conosci il nome di tutti?” – “Sì, anche il nome dei cani delle famiglie”. Questo è il fuoco mite che porta l’apostolato alla luce di Gesù. E poi, non è fuoco di brace quello che ogni giorno riscalda la vita di tanti sposi cristiani? La santità coniugale! Ravvivato con una preghiera semplice, “fatta in casa”, con gesti e sguardi di tenerezza, e con l’amore che pazientemente accompagna i figli nel loro cammino di crescita. E non dimentichiamo il fuoco di brace custodito dai vecchi – sono un tesoro, tesoro della Chiesa – il focolare della memoria, sia nell’ambito familiare sia in quello sociale e civile. Quant’è importante questo braciere dei vecchi! Attorno ad esso si radunano le famiglie; permette di leggere il presente alla luce delle esperienze passate, e di fare scelte sagge.
                     Cari fratelli Cardinali, nella luce e nella forza di questo fuoco cammina il Popolo santo e fedele, dal quale siamo stati tratti noi, da quel popolo di Dio, e al quale siamo stati inviati come ministri di Cristo Signore. Che cosa dice in particolare a me e a voi questo duplice fuoco di Gesù, il fuoco irruente e il fuoco mite? Mi pare che ci ricordi che un uomo di zelo apostolico è animato dal fuoco dello Spirito a prendersi cura coraggiosamente delle cose grandi come delle piccole, perché “non coerceri a maximo, contineri tamen a minimo, divinum est”. Non dimenticare: questo porta San Tommaso nella Prima Primae. Non coerceri a maximo: avere grandi orizzonti e grande voglia di cose grandi; contineri tamen a minimo, è divino, divinum est.
                    Un Cardinale ama la Chiesa, sempre con il medesimo fuoco spirituale, sia trattando le grandi questioni sia occupandosi di quelle piccole; sia incontrando i grandi di questo mondo – deve farlo, tante volte –, sia i piccoli, che sono grandi davanti a Dio. Penso, ad esempio, al Cardinale Casaroli, giustamente celebre per il suo sguardo aperto ad assecondare, con dialogo sapiente e paziente, i nuovi orizzonti dell’Europa dopo la guerra fredda – e Dio non voglia che la miopia umana chiuda di nuovo quegli orizzonti che Lui ha aperto! Ma agli occhi di Dio hanno altrettanto valore le visite che regolarmente egli faceva ai giovani detenuti in un carcere minorile di Roma, dove era chiamato “Don Agostino”. Faceva la grande diplomazia – il martirio della pazienza, così era la sua vita – insieme alla visita settimanale a Casal del Marmo, con i giovani. E quanti esempi di questo tipo si potrebbero portare! Mi viene in mente il Cardinale Van Thuân, chiamato a pascere il Popolo di Dio in un altro scenario cruciale del XX secolo, e nello stesso tempo animato dal fuoco dell’amore di Cristo a prendersi cura dell’anima del carceriere che vigilava sulla porta della sua cella. Questa gente non aveva paura del “grande”, del “massimo”; ma anche prendeva il “piccolo” di ogni giorno. Dopo un incontro nel quale il Cardinale Casaroli aveva informato San Giovanni Paolo II della sua ultima missione – non so se in Slovacchia o in Cechia, uno di questi Paesi, si parlava di alta politica –, e quando se ne stava andando il Papa lo chiamò e gli disse: “Ah, Eminenza, una cosa: Lei continua ad andare da quei giovani carcerati?” – “Sì” – “Non li lasci mai!”. La grande diplomazia e la piccola cosa pastorale. Questo è il cuore di un prete, il cuore di un Cardinale.
                   Cari fratelli e sorelle, ritorniamo con lo sguardo a Gesù: solo Lui conosce il segreto di questa magnanimità umile, di questa potenza mite, di questa universalità attenta ai dettagli. Il segreto del fuoco di Dio, che scende dal cielo rischiarandolo da un estremo all’altro e che cuoce lentamente il cibo delle famiglie povere, delle persone migranti, o senza una casa. Gesù vuole gettare anche oggi questo fuoco sulla terra; vuole accenderlo ancora sulle rive delle nostre storie quotidiane. Ci chiama per nome, ognuno di noi, ci chiama per nome: non siamo un numero; ci guarda negli occhi, ognuno di noi, lasciamoci guardare negli occhi, e ci chiede: tu, nuovo Cardinale – e tutti voi, fratelli Cardinali –, posso contare su di te? Quella domanda del Signore.
                  E non voglio finire senza un ricordo al cardinale Richard Kuuia Baawobr, vescovo di Wa, che ieri, all’arrivo a Roma, si sentiva male ed è stato ricoverato per un problema al cuore e gli hanno fatto, credo, un intervento, qualcosa del genere. Preghiamo per questo fratello che doveva essere qui ed è ricoverato. Grazie.


https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/08/27/0622/01262.html
« Последнее редактирование: 27 Августа, 2022, 20:22:08 »