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Автор Тема: Новости Ватикана  (Прочитано 55110 раз)

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Re: Новости Ватикана
« Ответ #420 : 10 Июня, 2022, 18:53:38 »
            Дорогие друзья, к сожалению, с полной информацией сайтом Ватикана    https://press.vatican.va// , без возможности его прямого эфира в гуглхром : //forum.oreola.org/index.php/topic,2998.msg38124.html # msg38124). В то же время в связи с тем, что "избранная информация" на их новостном сайте https://www.vaticannews.va/,    где есть и приемлемый русский перевод, существенно урезается и даже порою искажается, является обязательным и обязательным впредь лишь текст на языке оригинала. Однако при наборе и квалификации вы можете самостоятельно найти его как перевести, в том числе прямо здесь, на нашей странице, где увеличена функция поиска: нажимайте правую кнопку на тексте и в меню выбираете "перевести на русский язык". Такова будет наша ответная мера: просто, но результативно. Спасибо за понимание и просим простить за неудобства, надеюсь, что они временные. Пока будем считать, что Ватикан просто негласно поддержал какие-то санкции и проблема будет в скорости устранена его права собственности, так как это в его же задержании.Данный вводный текст будет вставляться перед каждой их публикацией, как на память по случаю. 
                 Александр Набабкин-Романюк.

Udienza ai Membri della Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche in Europa, 10.06.2022
Questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Membri della Federazione delle Associazioni Familiari Cattoliche in Europa, in occasione dei 25 anni dalla fondazione.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai partecipanti all’Udienza:
Discorso del Santo Padre

                   
                  Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!
                  Ringrazio il Presidente per il suo saluto e la sua introduzione. Questo incontro è giubilare: voi festeggiate 25 anni, ed è bene celebrare e ringraziare. Purtroppo in questo momento l’Europa, e direi specialmente le famiglie in Europa, vivono un momento che per molte è tragico e per tutte è drammatico a causa della guerra in Ucraina. Mi associo alla vostra dichiarazione: «Madri e padri, al di là della loro nazionalità, non vogliono la guerra. La famiglia è la scuola della pace» (Consiglio di Presidenza FAFCE, 6 maggio 2022). Le famiglie e le reti di famiglie sono state e sono in prima linea nell’accoglienza dei rifugiati, specialmente in Lituania, Polonia e Ungheria.
                 Nel vostro impegno quotidiano per le famiglie, voi svolgete un duplice servizio: portate la loro voce presso le istituzioni europee e lavorate per formare reti di famiglie in tutta Europa. Questa missione è in piena consonanza con il percorso sinodale che stiamo vivendo, per fare sì che la Chiesa diventi più famiglia di famiglie.
               Vi ringrazio per il seminario che avete organizzato in collaborazione con il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, incentrato sul testimoniare la bellezza della famiglia. Anticipando di pochi giorni l’Incontro mondiale delle famiglie, richiama l’attenzione sulla carenza di nascite in Europa e soprattutto in Italia. Questo inverno demografico è grave; per favore, state attenti! È gravissimo. C’è un legame molto stretto tra questa povertà generativa e il senso della bellezza della famiglia: «La testimonianza della dignità sociale del matrimonio diventerà persuasiva proprio per questa via, la via della testimonianza che attrae» (Catechesi, 29 aprile 2015).
              Rinnovando l’esortazione che vi ho rivolto cinque anni fa (1° giugno 2017), vi incoraggio a portare avanti il vostro lavoro per favorire la nascita e il consolidamento di reti di famiglie. È un servizio prezioso, perché c’è bisogno di luoghi, di incontri, di comunità in cui le coppie e le famiglie si sentano accolte, accompagnate, mai sole. È urgente che le Chiese locali, in Europa e non solo, si aprano all’azione dei laici e delle famiglie che accompagnano famiglie.
              Viviamo – questo è chiaro – non solo un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento d’epoca. Il vostro lavoro si attua in questo cambiamento, che può provocare a volte il rischio di scoraggiarsi. Ma, con la grazia di Dio, siamo chiamati a lavorare con speranza e fiducia, in comunione effettiva con la Chiesa. A questo proposito, esempi recenti sono il Memorandum d’intesa siglato lo scorso anno dalla vostra Federazione con il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa e per la cooperazione con la Commissione degli Episcopati dell’Unione Europea, nei cui uffici, a Bruxelles, è situato il vostro segretariato generale.
             Le sfide sono grandi e sono tutte connesse tra loro. Ad esempio, «non si può parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà fra le generazioni» (Enc. Laudato si’, 159), e questa solidarietà presuppone un equilibrio; ma proprio questo equilibrio manca oggi nella nostra Europa. Un’Europa che invecchia, che non è generativa è un’Europa che non può permettersi di parlare di sostenibilità e fa sempre più fatica a essere solidale. Per questo, voi sottolineate spesso che le politiche familiari non vanno considerate come strumenti del potere degli Stati, ma sono fondate in primis nell’interesse delle famiglie stesse. Gli Stati hanno il compito di eliminare gli ostacoli alla generatività delle famiglie e di riconoscere che la famiglia costituisce un bene comune da premiare, con delle naturali conseguenze positive per tutti.
             Inoltre, come ricorda una vostra recente Risoluzione, «il fatto di avere figli non deve mai essere considerato una mancanza di responsabilità nei confronti del creato o delle sue risorse naturali. Il concetto di “impronta ecologica” non può essere applicato ai bambini, poiché essi sono una risorsa indispensabile per il futuro. Vanno invece affrontati il consumismo e l’individualismo, guardando alle famiglie come il miglior esempio di ottimizzazione delle risorse» (FAFCE, Famiglie per uno sviluppo sostenibile e integrale, 26 ottobre 2021).
Parliamo inoltre della piaga della pornografia, che è diffusa ormai ovunque tramite la rete: va denunciata come un attacco permanente alla dignità dell’uomo e della donna. Si tratta non soltanto di proteggere i bambini – compito urgente delle autorità e di noi tutti –, ma anche di dichiarare la pornografia come una minaccia per la salute pubblica. «Sarebbe una grave illusione pensare che una società in cui il consumo abnorme del sesso nella rete dilaga fra gli adulti sia poi capace di proteggere efficacemente i minori» (Discorso ai partecipanti al Congresso “Child Dignity in the Digital World”, 6 ottobre 2017). Le reti di famiglie, in cooperazione con la scuola e le comunità locali, sono fondamentali per prevenire, per combattere questa piaga, sanando le ferite di chi è nel vortice della dipendenza.
            La dignità dell’uomo e della donna è minacciata anche dalla pratica inumana e sempre più diffusa dell’“utero in affitto”, in cui le donne, quasi sempre povere, sono sfruttate, e i bambini sono trattati come merce.
            La vostra Federazione ha anche una propria responsabilità nel dare testimonianza di unità e lavorare per una pace che sia la grande pace, in questo momento storico nel quale, purtroppo, molte sono le minacce e occorre puntare su ciò che unisce e non su ciò che divide. A tale proposito vi sono riconoscente perché in questi ultimi cinque anni la vostra Federazione ha accolto al suo interno dieci nuove organizzazioni familiari e quattro nuovi Paesi europei, tra cui l’Ucraina.
           Infine – e questa è forse la sfida che sta dietro a tutte le altre –, la pandemia ha messo in luce un’altra pandemia, più nascosta, di cui si parla poco: la pandemia della solitudine. Se molte famiglie si sono riscoperte come Chiese domestiche, è vero anche che troppe famiglie hanno fatto esperienza di solitudine, e la loro relazione con i Sacramenti si è fatta spesso meramente virtuale. Le reti di famiglie sono un antidoto alla solitudine. Esse infatti, per loro natura, sono chiamate a non lasciare nessuno indietro, in comunione con i pastori e le Chiese locali.
          «L’amore reciproco tra l’uomo e la donna è riflesso dell’amore assoluto e indefettibile con cui Dio ama l’essere umano, destinato ad essere fecondo e a realizzarsi nell’opera comune dell’ordine sociale e della custodia del creato» (Ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, 29 aprile 2022). La famiglia fondata sul matrimonio è, dunque, al centro. È la prima cellula delle nostre comunità e dev’essere riconosciuta come tale, nella sua funzione generativa, unica e irrinunciabile. Non perché sia un’entità ideale e perfetta, non perché sia un modello ideologico, ma perché rappresenta il luogo naturale delle prime relazioni e della generazione: «Quando la famiglia accoglie e va incontro agli altri, specialmente ai poveri e agli abbandonati, è simbolo, testimonianza, partecipazione della maternità della Chiesa» (Esort. ap. Amoris laetitia, 324).
          Cari fratelli e sorelle, andate avanti nel vostro servizio! Fate in modo che l’organizzazione sia tutta per il servizio, il più possibile “leggera” e pronta a rispondere alle esigenze del Vangelo. Il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. Vi benedico tutti di cuore, e vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!


 https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/06/10/0447/00922.html        
« Последнее редактирование: 10 Июня, 2022, 18:57:36 »

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Re: Новости Ватикана
« Ответ #421 : 11 Июня, 2022, 18:03:35 »
             Дорогие друзья, к сожалению, с полной информацией сайтом Ватикана    https://press.vatican.va// , без возможности его прямого эфира в гуглхром : //forum.oreola.org/index.php/topic,2998.msg38124.html # msg38124). В то же время в связи с тем, что "избранная информация" на их новостном сайте https://www.vaticannews.va/,    где есть и приемлемый русский перевод, существенно урезается и даже порою искажается, является обязательным и обязательным впредь лишь текст на языке оригинала. Однако при наборе и квалификации вы можете самостоятельно найти его как перевести, в том числе прямо здесь, на нашей странице, где увеличена функция поиска: нажимайте правую кнопку на тексте и в меню выбираете "перевести на русский язык". Такова будет наша ответная мера: просто, но результативно. Спасибо за понимание и просим простить за неудобства, надеюсь, что они временные. Пока будем считать, что Ватикан просто негласно поддержал какие-то санкции и проблема будет в скорости устранена его права собственности, так как это в его же задержании.Данный вводный текст будет вставляться перед каждой их публикацией, как на память по случаю.                  Александр Набабкин-Романюк.


Udienza ai Militari della Brigata “Granatieri di Sardegna” impegnati nell’Operazione “Strade Sicure”, 11.06.2022


Questa mattina il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza, nell’Aula Paolo VI, i Militari della Brigata “Granatieri di Sardegna” impegnati nell’Operazione “Strade Sicure”.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’Udienza:
Discorso del Santo Padre
             Cari amici!
             Sono lieto di accogliervi e di rivolgere a ciascuno il mio benvenuto cordiale. Saluto il Comandante, Generale Liberato Amodio, che ringrazio per le sue parole; saluto gli Ufficiali e tutti voi, uomini e donne dell’Esercito che operate nelle strade di Roma per renderla più sicura, più protetta e più vivibile.
             Nell’ambito dell’operazione “Strade sicure”, voi vigilate su zone e obiettivi sensibili: siti istituzionali e diplomatici, aeroporti, stazioni ferroviarie e della metropolitana, luoghi d’arte, di culto e di interesse religioso. In questo modo, garantite una quotidiana presenza sul territorio della Capitale, che favorisce nella popolazione un senso di tranquillità. Da parte mia, desidero esprimervi sincera riconoscenza per il servizio discreto e importante che rendete alla Santa Sede, in concorso e congiuntamente alle Forze di polizia, per la salvaguardia dell’ordine pubblico.
             La vostra opera nei dintorni della Città del Vaticano contribuisce ad assicurare un sereno svolgimento degli eventi che, nel corso dell’anno, richiamano pellegrini e turisti da ogni parte del mondo. Si tratta diun’attività che richiede disponibilità, pazienza, spirito di sacrificio e senso del dovere. Mi rendo conto che questo tipo di lavoro a volte potrebbe risultare un po’ estenuante – penso all’estate, penso al freddo dell’inverno –, tuttavia esso è quanto mai utile per la collettività, che vi è riconoscente e vi apprezza.
            Ciò vi impegna ogni giorno a corrispondere alla fiducia e alla stima che la gente ripone in voi. Pertanto, vi incoraggio ad essere, sia nell’ambito lavorativo che nella vita personale e sociale, promotori di solidarietà, aiutando la gente ad essere buoni cittadini. La professionalità e il senso di responsabilità, che voi testimoniate sul territorio, esprimono e rafforzano un senso di appartenenza al corpo sociale, e anche al senso dello Stato e del bene comune. Nell’adempimento della vostra missione, vi accompagni sempre la consapevolezza che ogni persona è amata da Dio, è sua creatura e come tale merita rispetto. La grazia del Signore alimenti giorno per giorno lo spirito con cui vi dedicate al vostro lavoro, motivandovi a viverla con un supplemento di attenzione e di dedizione.
           In questi anni, l’impiego nel contesto urbano del personale dell’Esercito Italiano è diventato una realtà viva e affidabile. Essa è caratterizzata da prossimità alla gente – questo è molto importante; la gente commenta: “ho domandato, mi hanno spiegato tutto…” –, collaborazione nella prevenzione e nel contrasto alla criminalità, sostegno alle attività connesse a particolari situazioni di emergenza. I vari reparti che si sono succeduti hanno reso un servizio rilevante al Paese, contribuendo alla realizzazione di un ambiente più sicuro. La vostra Brigata “Granatieri di Sardegna” sta per terminare il suo compito e cedere il posto a un altro contingente militare. Rinnovo a tutti la mia gratitudine; e amo pensare che la vostra permanenza a Roma possa essere stata un’esperienza positiva per la crescita umana e professionale, come anche un tempo proficuo dal punto di vista spirituale.
          Ad ogni uscita e rientro in Vaticano, in occasione di viaggi apostolici, visite a qualche parrocchia o comunità, io vi vedo e rendo grazie a Dio per la dedizione e per la presenza, presidio di sicurezza. Vi accompagno nel vostro cammino con il mio affetto e la mia vicinanza. Vi affido alla materna protezione della Madonna: a lei potete sempre ricorrere con fiducia, specialmente nei momenti di stanchezza e di difficoltà, sicuri che, come Madre tenerissima, saprà presentare al suo Figlio Gesù i bisogni e le attese di ognuno. Lei è madre, e come tutte le madri sa come custodire, come coprire, come aiutare, come essere vicina. Di cuore vi benedico, insieme alle vostre famiglie. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!


https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/06/11/0451/00927.html

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Re: Новости Ватикана
« Ответ #422 : 12 Июня, 2022, 18:48:46 »
                  Дорогие друзья, к сожалению, с полной информацией сайтом Ватикана    https://press.vatican.va// , без возможности его прямого эфира в гуглхром : //forum.oreola.org/index.php/topic,2998.msg38124.html # msg38124). В то же время в связи с тем, что "избранная информация" на их новостном сайте https://www.vaticannews.va/,    где есть и приемлемый русский перевод, существенно урезается и даже порою искажается, является обязательным и обязательным впредь лишь текст на языке оригинала. Однако при наборе и квалификации вы можете самостоятельно найти его как перевести, в том числе прямо здесь, на нашей странице, где увеличена функция поиска: нажимайте правую кнопку на тексте и в меню выбираете "перевести на русский язык". Такова будет наша ответная мера: просто, но результативно. Спасибо за понимание и просим простить за неудобства, надеюсь, что они временные. Пока будем считать, что Ватикан просто негласно поддержал какие-то санкции и проблема будет в скорости устранена его права собственности, так как это в его же задержании.Данный вводный текст будет вставляться перед каждой их публикацией, как на память по случаю.         
         Александр Набабкин-Романюк.

Le parole del Papa alla recita dell’Angelus, 12.06.2022
Alle ore 12 di oggi, solennità della Santissima Trinità, il Santo Padre Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro.Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:
Prima dell’Angelus
              Cari fratelli e sorelle, buongiorno e buona domenica!
              Oggi è la solennità della Santissima Trinità, e nel Vangelo della celebrazione Gesù ci presenta le altre due Persone divine, il Padre e lo Spirito Santo. Dello Spirito dice: «Non parlerà da sé stesso, ma prenderà quel che è mio e ve lo annuncerà». E poi, a proposito del Padre, dice: «Tutto quello che il Padre possiede è mio» (Gv 16,14-15). Notiamo che lo Spirito Santo parla, ma non di sé stesso: annuncia Gesù e rivela il Padre. E notiamo anche che il Padre, il quale tutto possiede, perché è l’origine di ogni cosa, dà al Figlio tutto quello che possiede: non trattiene nulla per sé e si dona interamente al Figlio. Ossia, lo Spirito Santo parla non di se stesso, parla di Gesù, parla di altri. E il Padre, non dà se stesso, dà il Figlio. È la generosità aperta, uno aperto all’altro.
             E ora guardiamo a noi, a ciò di cui parliamo e a quello che possediamo. Quando parliamo, sempre vogliamo che si dica bene di noi e spesso parliamo solo di noi stessi e di quello che facciamo. Quante volte! “Io ho fatto questo, quell’altro…”, “Avevo questo problema…”. Sempre si parla così. Quanta differenza rispetto allo Spirito Santo, che parla annunciando gli altri, e il Padre il Figlio! E, circa quello che possediamo, quanto ne siamo gelosi e quanta fatica facciamo a condividerlo con gli altri, anche con chi manca del necessario! A parole è facile, ma poi in pratica è molto difficile.
              Ecco allora che festeggiare la Santissima Trinità non è tanto un esercizio teologico, ma una rivoluzione del nostro modo di vivere. Dio, nel quale ogni Persona vive per l’altra in continua relazione, in continuo rapporto, non per sé stessa, ci provoca a vivere con gli altri e per gli altri. Aperti. Oggi possiamo chiederci se la nostra vita riflette il Dio in cui crediamo: io, che professo la fede in Dio Padre e Figlio e Spirito Santo, credo davvero che per vivere ho bisogno degli altri, ho bisogno di donarmi agli altri, ho bisogno di servire gli altri? Lo affermo a parole o lo affermo con la vita?
              Il Dio trino e unico, cari fratelli e sorelle, va mostrato così, con i fatti prima che con le parole. Dio, che è autore della vita, si trasmette meno attraverso i libri e più attraverso la testimonianza di vita. Egli che, come scrive l’evangelista Giovanni, «è amore» (1 Gv 4,16), si rivela attraverso l’amore. Pensiamo alle persone buone, generose, miti che abbiamo incontrato: ricordando il loro modo di pensare e di agire, possiamo avere un piccolo riflesso di Dio-Amore. E che cosa vuol dire amare? Non solo volere bene e fare del bene, ma prima ancora, alla radice, accogliere, essere aperto agli altri, fare posto agli altri, dare spazio agli altri. Questo significa amare, alla radice.
             Per capirlo meglio, pensiamo ai nomi delle Persone divine, che pronunciamo ogni volta che facciamo il segno della croce: in ciascun nome c’è la presenza dell’altro. Il Padre, ad esempio, non sarebbe tale senza il Figlio; così pure il Figlio non può essere pensato da solo, ma sempre come Figlio del Padre. E lo Spirito Santo, a sua volta, è Spirito del Padre e del Figlio. In breve, la Trinità ci insegna che non si può mai stare senza l’altro. Non siamo isole, siamo al mondo per vivere a immagine di Dio: aperti, bisognosi degli altri e bisognosi di aiutare gli altri. E allora, poniamoci quest’ultima domanda: nella vita di tutti i giorni sono anch’io un riflesso della Trinità? Il segno di croce che faccio ogni giorno – Padre e Figlio e Spirito Santo –, quel segno di croce che facciamo tutti i giorni, rimane un gesto fine a sé stesso o ispira il mio modo di parlare, di incontrare, di rispondere, di giudicare, di perdonare?
          La Madonna, figlia del Padre, madre del Figlio e sposa dello Spirito, ci aiuti ad accogliere e testimoniare nella vita il mistero di Dio-Amore.
Dopo l’Angelus
             

              Cari fratelli e sorelle!
              Ieri a Breslavia, in Polonia, sono state beatificate suor Pasqualina Jahn e nove consorelle martiri, della Congregazione delle Suore di Santa Elisabetta, uccise alle fine della seconda guerra mondiale in un contesto ostile alla fede cristiana. Queste dieci religiose, pur consapevoli del pericolo che correvano, rimasero accanto agli anziani e ai malati che stavano accudendo. Il loro esempio di fedeltà a Cristo aiuti tutti noi, specialmente i cristiani perseguitati in diverse parti del mondo, a testimoniare il Vangelo con coraggio. Un applauso alle nuove Beate!
            E ora desidero rivolgermi alle popolazioni e alle autorità della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan. Carissimi, con grande dispiacere, a causa dei problemi alla gamba, ho dovuto rinviare la mia visita nei vostri Paesi, programmata per i primi giorni di luglio. Provo davvero un grande rammarico per aver dovuto rinviare questo viaggio, a cui tengo moltissimo. Vi chiedo scusa per questo. Preghiamo insieme perché, con l’aiuto di Dio e delle cure mediche, io possa venire tra voi al più presto. Siamo fiduciosi!
           Oggi ricorre la Giornata mondiale contro il lavoro minorile. Impegniamoci tutti per eliminare questa piaga, perché nessun bambino o bambina sia privato dei suoi diritti fondamentali e costretto o costretta a lavorare. Quella dei minori sfruttati per il lavoro è una realtà drammatica che ci interpella tutti!
           È sempre vivo nel mio cuore il pensiero per la popolazione ucraina, afflitta dalla guerra. Il tempo che passa non raffreddi il nostro dolore e la nostra preoccupazione per quella gente martoriata. Per favore, non abituiamoci a questa tragica realtà! Abbiamola sempre nel cuore. Preghiamo e lottiamo per la pace.
           Saluto tutti voi, romani e pellegrini dell’Italia e di tanti Paesi. In particolare, saluto i fedeli provenienti dalla Spagna e dalla Polonia; la Banda Musicale di San Giorgio di Castel Condino – che poi aspetto di sentir suonare alla fine –; la Fondazione Verona Minor Hierusalem, i catechisti di Grottammare, i cresimati di Castelfranco Veneto e i fedeli di Mestrino. Saluto poi il gruppo AVIS di Codogno ed esprimo il mio apprezzamento a quanti donano il sangue, un gesto semplice e nobile di solidarietà.
          Saluto tutti, anche i ragazzi dell’Immacolata. Vi auguro una buona domenica. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.


https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/06/12/0453/00933.html
« Последнее редактирование: 12 Июня, 2022, 18:52:53 »

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Re: Новости Ватикана
« Ответ #423 : 13 Июня, 2022, 22:07:24 »
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Udienza ai partecipanti al Capitolo Generale dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi), 13.06.2022Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al Capitolo Generale dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi).
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’Udienza:
Discorso del Santo Padre
             Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!
             Ringrazio il Superiore Generale per le parole con cui ha introdotto questo nostro incontro.
             Purtroppo, con grande dispiacere, ho dovuto rinviare il viaggio in Congo e in Sud Sudan. In effetti, alla mia età non è così semplice partire in missione! Ma le vostre preghiere e il vostro esempio mi danno coraggio, e sono fiducioso di poter visitare questi popoli, che porto nel cuore. La prossima domenica, cercherò di celebrare la Messa con la comunità congolese romana. Non la prossima, il 3 luglio, il giorno in cui avrei dovuto celebrare a Kinshasa. Porteremo Kinshasa a San Pietro, e lì celebreremo con tutti i congolesi romani, che sono tanti!
             Ricordo la celebrazione del vostro 150°, che abbiamo vissuto tre anni fa insieme con le vostre sorelle Missionarie. Per favore, portate anche a loro il mio saluto!
             Per questo Capitolo Generale avete scelto di lavorare sulla missione come testimonianza profetica. Faremo una breve riflessione al riguardo. Ma prima voglio dirvi che mi è piaciuto molto sentire che avete vissuto queste giornate “con gratitudine” e “con speranza”. Questo è molto bello. Guardare al passato con gratitudine è segno di buona salute spirituale; è l’atteggiamento “deuteronomico” che Dio ha insegnato al suo popolo (cfr Dt cap. 8) . Coltivare la memoria grata del cammino che il Signore ci ha fatto compiere. E questa gratitudine è quella che alimenta la fiamma della speranza. Chi non sa ringraziare Dio per i doni che Egli ha seminato lungo il cammino – pur faticoso e a volte doloroso – non ha nemmeno un animo speranzoso, aperto alle sorprese di Dio e fiducioso nella sua provvidenza. In particolare, questo atteggiamento spirituale è decisivo perché possano maturare i germi di vocazione che il Signore suscita con il suo Spirito e la sua Parola. Una comunità in cui si sa dire “grazie” a Dio e ai fratelli, e in cui ci si aiuta a vicenda a sperare nel Signore Risorto è una comunità che attira e sostiene coloro che sono chiamati. Dunque, avanti così: con gratitudine e speranza.
           Veniamo ora al tema della missione come testimonianza profetica. Qui si gioca la fedeltà alle vostre radici, al carisma che lo Spirito ha affidato al Cardinale Lavigerie. Il mondo cambia, anche l’Africa cambia, ma quel dono conserva la sua carica di significato e di forza. E la conserva in voi nella misura in cui è sempre ricondotto a Cristo e al Vangelo. Se il sale perde il sapore, a che cosa serve? (cfr Mt 5,13). Il Padre Generale ha ricordato l’esortazione che ripeteva il Fondatore: “Siate apostoli, nient’altro che apostoli!”. E l’apostolo di Gesù Cristo non è uno che fa proselitismo. Non ha niente a che vedere l’annuncio evangelico con il proselitismo. Se in qualche momento qualcuno di voi si trova a fare proselitismo, per favore si fermi, si converta e poi continui. L’annuncio è un’altra cosa. L’apostolo non è un manager, non è un dotto conferenziere, non è un “mago” dell’informatica, l’apostolo è testimone. Questo vale sempre e dappertutto nella Chiesa, ma vale specialmente per chi, come voi, è chiamato spesso a vivere la missione in contesti di prima evangelizzazione o di prevalente religione islamica.
           Testimonianza vuol dire essenzialmente due cose: preghiera e fraternità. Cuore aperto a Dio e cuore aperto ai fratelli e alle sorelle. Prima di tutto stare alla presenza di Dio, lasciarsi guardare da Lui, ogni giorno, nell’adorazione. Lì attingere la linfa, in quel “rimanere in Lui”, in Cristo, che è la condizione per essere apostoli (cfr Gv 15,1-9). È il paradosso della missione: puoi andare solo se rimani. Se non sei capace di rimanere nel Signore, tu non potresti andare.
           Recentemente è stata proposta alla venerazione della Chiesa universale la testimonianza di Charles de Foucauld: è un altro carisma, certamente, ma ha molto da dire anche a voi, come a tutti i cristiani del nostro tempo. Egli, «a partire dalla sua intensa esperienza di Dio, ha compiuto un cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti» (Enc. Fratelli tutti, 286).Preghiera e fraternità: la Chiesa deve tornare a questo nucleo essenziale, a questa semplicità irradiante, naturalmente non in modo uniforme, ma nella varietà dei suoi carismi, dei suoi ministeri, e delle sue istituzioni; ma tutto deve lasciar trasparire questo nucleo originario, che risale alla Pentecoste e alla prima comunità, descritta negli Atti degli Apostoli (cfr 2,42-47; 4,32-35).
          Spesso noi siamo portati a pensare la profezia come una realtà individuale – e questa è una dimensione che rimane sempre vera, sul modello dei profeti d’Israele –. Ma la profezia è anche e direi soprattutto comunitaria: è la comunità che dà testimonianza profetica. Penso alle vostre fraternità, formate da persone provenienti da tanti Paesi, da culture diverse. Non è facile, è una sfida che si può accettare solo contando sull’aiuto dello Spirito Santo. E poi questa vostra piccola comunità, che vive di preghiera e fraternità, è chiamata a sua volta a dialogare con l’ambiente in cui vive, con la gente, con la cultura locale. In questi contesti, dove spesso, oltre alla povertà, si sperimenta l’insicurezza e la precarietà, voi siete inviati a vivere la dolce gioia di evangelizzare. Questa parola la usa San Paolo VI nella sua Evangelii nuntiandi. Evangelizzare è la missione della Chiesa, evangelizzare è la gioia della Chiesa. Fra parentesi: prendete l’Evangelii nuntiandi, che ancora oggi è vigente, e vi darà tanti, tanti spunti di riflessione e di missione. Ringrazio con voi il Signore per questo grande dono dell’evangelizzazione.
          sLa Madonna, nostra Signora d’Africa, vi accompagni e vi protegga. Prego per voi, vi do la mia benedizione; portatela anche ai fratelli e ai fedeli delle vostre comunità. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/06/13/0454/00937.html

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Re: Новости Ватикана
« Ответ #424 : 14 Июня, 2022, 15:47:39 »
               Дорогие друзья, к сожалению, с полной информацией сайтом Ватикана    https://press.vatican.va// , без возможности его прямого эфира в гуглхром : //forum.oreola.org/index.php/topic,2998.msg38124.html # msg38124). В то же время в связи с тем, что "избранная информация" на их новостном сайте https://www.vaticannews.va/,    где есть и приемлемый русский перевод, существенно урезается и даже порою искажается, является обязательным и обязательным впредь лишь текст на языке оригинала. Однако при наборе и квалификации вы можете самостоятельно найти его как перевести, в том числе прямо здесь, на нашей странице, где увеличена функция поиска: нажимайте правую кнопку на тексте и в меню выбираете "перевести на русский язык". Такова будет наша ответная мера: просто, но результативно. Спасибо за понимание и просим простить за неудобства, надеюсь, что они временные. Пока будем считать, что Ватикан просто негласно поддержал какие-то санкции и проблема будет в скорости устранена его права собственности, так как это в его же задержании.Данный вводный текст будет вставляться перед каждой их публикацией, как на память по случаю.               
           Александр Набабкин-Романюк.
                  Messaggio del Santo Padre Francesco per la VI
                     Giornata Mondiale dei Poveri, 14.06.2022
Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio del Santo Padre Francesco per la VI Giornata Mondiale dei Poveri che si celebra la XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – quest’anno il 13 novembre 2022 – sul tema Gesù Cristo si è fatto povero per voi (cfr 2 Cor 8,9):
Messaggio del Santo Padre
                                       
                                      Gesù Cristo si è fatto povero per voi (cfr 2 Cor 8,9)
1. «Gesù Cristo […] si è fatto povero per voi» (cfr 2 Cor 8,9). Con queste parole l’apostolo Paolo si rivolge ai primi cristiani di Corinto, per dare fondamento al loro impegno di solidarietà con i fratelli bisognosi. La Giornata Mondiale dei Poveri torna anche quest’anno come sana provocazione per aiutarci a riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà del momento presente.
Qualche mese fa, il mondo stava uscendo dalla tempesta della pandemia, mostrando segni di recupero economico che avrebbe restituito sollievo a milioni di persone impoverite dalla perdita del lavoro. Si apriva uno squarcio di sereno che, senza far dimenticare il dolore per la perdita dei propri cari, prometteva di poter tornare finalmente alle relazioni interpersonali dirette, a incontrarsi di nuovo senza più vincoli o restrizioni. Ed ecco che una nuova sciagura si è affacciata all’orizzonte, destinata ad imporre al mondo uno scenario diverso.
La guerra in Ucraina è venuta ad aggiungersi alle guerre regionali che in questi anni stanno mietendo morte e distruzione. Ma qui il quadro si presenta più complesso per il diretto intervento di una “superpotenza”, che intende imporre la sua volontà contro il principio dell’autodeterminazione dei popoli. Si ripetono scene di tragica memoria e ancora una volta i ricatti reciproci di alcuni potenti coprono la voce dell’umanità che invoca la pace.


2. Quanti poveri genera l’insensatezza della guerra! Dovunque si volga lo sguardo, si constata come la violenza colpisca le persone indifese e più deboli. Deportazione di migliaia di persone, soprattutto bambini e bambine, per sradicarle e imporre loro un’altra identità. Ritornano attuali le parole del Salmista di fronte alla distruzione di Gerusalemme e all’esilio dei giovani ebrei: «Lungo i fiumi di Babilonia / là sedevamo e piangevamo / ricordandoci di Sion. / Ai salici di quella terra / appendemmo le nostre cetre, / perché là ci chiedevano parole di canto, / coloro che ci avevano deportato, / allegre canzoni i nostri oppressori. / […] Come cantare i canti del Signore / in terra straniera?» (Sal 137,1-4).
Sono milioni le donne, i bambini, gli anziani costretti a sfidare il pericolo delle bombe pur di mettersi in salvo cercando rifugio come profughi nei Paesi confinanti. Quanti poi rimangono nelle zone di conflitto, ogni giorno convivono con la paura e la mancanza di cibo, acqua, cure mediche e soprattutto degli affetti. In questi frangenti la ragione si oscura e chi ne subisce le conseguenze sono tante persone comuni, che vengono ad aggiungersi al già elevato numero di indigenti. Come dare una risposta adeguata che porti sollievo e pace a tanta gente, lasciata in balia dell’incertezza e della precarietà?


3. In questo contesto così contraddittorio viene a porsi la VI Giornata Mondiale dei Poveri, con l’invito – ripreso dall’apostolo Paolo – a tenere lo sguardo fisso su Gesù, il quale «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). Nella sua visita a Gerusalemme, Paolo aveva incontrato Pietro, Giacomo e Giovanni i quali gli avevano chiesto di non dimenticare i poveri. La comunità di Gerusalemme, in effetti, si trovava in gravi difficoltà per la carestia che aveva colpito il Paese. E l’Apostolo si era subito preoccupato di organizzare una grande colletta a favore di quei poveri. I cristiani di Corinto si mostrarono molto sensibili e disponibili. Su indicazione di Paolo, ogni primo giorno della settimana raccolsero quanto erano riusciti a risparmiare e tutti furono molto generosi.
Come se il tempo non fosse mai trascorso da quel momento, anche noi ogni domenica, durante la celebrazione della santa Eucaristia, compiamo il medesimo gesto, mettendo in comune le nostre offerte perché la comunità possa provvedere alle esigenze dei più poveri. È un segno che i cristiani hanno sempre compiuto con gioia e senso di responsabilità, perché nessun fratello e sorella debba mancare del necessario. Lo attestava già il resoconto di San Giustino, che, nel secondo secolo, descrivendo all’imperatore Antonino Pio la celebrazione domenicale dei cristiani, scriveva così: «Nel giorno chiamato “del Sole” ci si raduna tutti insieme, abitanti delle città o delle campagne e si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei profeti finché il tempo lo consente. […] Si fa quindi la spartizione e la distribuzione a ciascuno degli elementi consacrati e attraverso i diaconi se ne manda agli assenti. I facoltosi e quelli che lo desiderano danno liberamente, ciascuno quello che vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il sacerdote. Questi soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o per qualche altra causa, i carcerati, gli stranieri che si trovano presso di noi: insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno» (Prima Apologia, LXVII, 1-6).

4. Tornando alla comunità di Corinto, dopo l’entusiasmo iniziale il loro impegno cominciò a venire meno e l’iniziativa proposta dall’Apostolo perse di slancio. È questo il motivo che spinge Paolo a scrivere in maniera appassionata rilanciando la colletta, «perché, come vi fu la prontezza del volere, così vi sia anche il compimento, secondo i vostri mezzi» (2 Cor 8,11).
Penso in questo momento alla disponibilità che, negli ultimi anni, ha mosso intere popolazioni ad aprire le porte per accogliere milioni di profughi delle guerre in Medio Oriente, in Africa centrale e ora in Ucraina. Le famiglie hanno spalancato le loro case per fare spazio ad altre famiglie, e le comunità hanno accolto con generosità tante donne e bambini per offrire loro la dovuta dignità. Tuttavia, più si protrae il conflitto, più si aggravano le sue conseguenze. I popoli che accolgono fanno sempre più fatica a dare continuità al soccorso; le famiglie e le comunità iniziano a sentire il peso di una situazione che va oltre l’emergenza. È questo il momento di non cedere e di rinnovare la motivazione iniziale. Ciò che abbiamo iniziato ha bisogno di essere portato a compimento con la stessa responsabilità.


5. La solidarietà, in effetti, è proprio questo: condividere il poco che abbiamo con quanti non hanno nulla, perché nessuno soffra. Più cresce il senso della comunità e della comunione come stile di vita e maggiormente si sviluppa la solidarietà. D’altronde, bisogna considerare che ci sono Paesi dove, in questi decenni, si è attuata una crescita di benessere significativo per tante famiglie, che hanno raggiunto uno stato di vita sicuro. Si tratta di un frutto positivo dell’iniziativa privata e di leggi che hanno sostenuto la crescita economica congiunta a un concreto incentivo alle politiche familiari e alla responsabilità sociale. Il patrimonio di sicurezza e stabilità raggiunto possa ora essere condiviso con quanti sono stati costretti a lasciare le loro case e il loro Paese per salvarsi e sopravvivere. Come membri della società civile, manteniamo vivo il richiamo ai valori di libertà, responsabilità, fratellanza e solidarietà. E come cristiani, ritroviamo sempre nella carità, nella fede e nella speranza il fondamento del nostro essere e del nostro agire.


6. È interessante osservare che l’Apostolo non vuole obbligare i cristiani costringendoli a un’opera di carità. Scrive infatti: «Non dico questo per darvi un comando» (2 Cor 8,8); piuttosto, egli intende «mettere alla prova la sincerità» del loro amore nell’attenzione e premura verso i poveri (cfr ibid.). A fondamento della richiesta di Paolo sta certamente la necessità di aiuto concreto, tuttavia la sua intenzione va oltre. Egli invita a realizzare la colletta perché sia segno dell’amore così come è stato testimoniato da Gesù stesso. Insomma, la generosità nei confronti dei poveri trova la sua motivazione più forte nella scelta del Figlio di Dio che ha voluto farsi povero Lui stesso.
L’Apostolo, infatti, non teme di affermare che questa scelta di Cristo, questa sua “spogliazione”, è una «grazia», anzi, «la grazia del Signore nostro Gesù Cristo» (2 Cor 8,9), e solo accogliendola noi possiamo dare espressione concreta e coerente alla nostra fede. L’insegnamento di tutto il Nuovo Testamento ha una sua unità intorno a questo tema, che trova riscontro anche nelle parole dell’apostolo Giacomo: «Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla» (Gc 1,22-25).


7. Davanti ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche e si mette in pratica la fede attraverso il coinvolgimento diretto, che non può essere delegato a nessuno. A volte, invece, può subentrare una forma di rilassatezza, che porta ad assumere comportamenti non coerenti, quale è l’indifferenza nei confronti dei poveri. Succede inoltre che alcuni cristiani, per un eccessivo attaccamento al denaro, restino impantanati nel cattivo uso dei beni e del patrimonio. Sono situazioni che manifestano una fede debole e una speranza fiacca e miope.
Sappiamo che il problema non è il denaro in sé, perché esso fa parte della vita quotidiana delle persone e dei rapporti sociali. Ciò su cui dobbiamo riflettere è, piuttosto, il valore che il denaro possiede per noi: non può diventare un assoluto, come se fosse lo scopo principale. Un simile attaccamento impedisce di guardare con realismo alla vita di tutti i giorni e offusca lo sguardo, impedendo di vedere le esigenze degli altri. Nulla di più nocivo potrebbe accadere a un cristiano e a una comunità dell’essere abbagliati dall’idolo della ricchezza, che finisce per incatenare a una visione della vita effimera e fallimentare.
Non si tratta, quindi, di avere verso i poveri un comportamento assistenzialistico, come spesso accade; è necessario invece impegnarsi perché nessuno manchi del necessario. Non è l’attivismo che salva, ma l’attenzione sincera e generosa che permette di avvicinarsi a un povero come a un fratello che tende la mano perché io mi riscuota dal torpore in cui sono caduto. Pertanto, «nessuno dovrebbe dire che si mantiene lontano dai poveri perché le sue scelte di vita comportano di prestare più attenzione ad altre incombenze. Questa è una scusa frequente negli ambienti accademici, imprenditoriali o professionali, e persino ecclesiali. […] Nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 201). È urgente trovare nuove strade che possano andare oltre l’impostazione di quelle politiche sociali «concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei poveri e tanto meno inserita in un progetto che unisca i popoli» (Enc. Fratelli tutti, 169). Bisogna tendere invece ad assumere l’atteggiamento dell’Apostolo che poteva scrivere ai Corinzi: «Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza» (2 Cor 8,13).


8. C’è un paradosso che oggi come nel passato è difficile da accettare, perché si scontra con la logica umana: c’è una povertà che rende ricchi. Richiamando la “grazia” di Gesù Cristo, Paolo vuole confermare quello che Lui stesso ha predicato, cioè che la vera ricchezza non consiste nell’accumulare «tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano» (Mt 6,19), ma piuttosto nell’amore vicendevole che ci fa portare i pesi gli uni degli altri così che nessuno sia abbandonato o escluso. L’esperienza di debolezza e del limite che abbiamo vissuto in questi ultimi anni, e ora la tragedia di una guerra con ripercussioni globali, devono insegnare qualcosa di decisivo: non siamo al mondo per sopravvivere, ma perché a tutti sia consentita una vita degna e felice. Il messaggio di Gesù ci mostra la via e ci fa scoprire che c’è una povertà che umilia e uccide, e c’è un’altra povertà, la sua, che libera e rende sereni.
La povertà che uccide è la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse. È la povertà disperata, priva di futuro, perché imposta dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita. È la miseria che, mentre costringe nella condizione di indigenza estrema, intacca anche la dimensione spirituale, che, anche se spesso è trascurata, non per questo non esiste o non conta. Quando l’unica legge diventa il calcolo del guadagno a fine giornata, allora non si hanno più freni ad adottare la logica dello sfruttamento delle persone: gli altri sono solo dei mezzi. Non esistono più giusto salario, giusto orario lavorativo, e si creano nuove forme di schiavitù, subite da persone che non hanno alternativa e devono accettare questa velenosa ingiustizia pur di racimolare il minimo per il sostentamento.
La povertà che libera, al contrario, è quella che si pone dinanzi a noi come una scelta responsabile per alleggerirsi della zavorra e puntare sull’essenziale. In effetti, si può facilmente riscontrare quel senso di insoddisfazione che molti sperimentano, perché sentono che manca loro qualcosa di importante e ne vanno alla ricerca come erranti senza meta. Desiderosi di trovare ciò che possa appagarli, hanno bisogno di essere indirizzati verso i piccoli, i deboli, i poveri per comprendere finalmente quello di cui avevano veramente necessità. Incontrare i poveri permette di mettere fine a tante ansie e paure inconsistenti, per approdare a ciò che veramente conta nella vita e che nessuno può rubarci: l’amore vero e gratuito. I poveri, in realtà, prima di essere oggetto della nostra elemosina, sono soggetti che aiutano a liberarci dai lacci dell’inquietudine e della superficialità.
Un padre e dottore della Chiesa, San Giovanni Crisostomo, nei cui scritti si incontrano forti denunce contro il comportamento dei cristiani verso i più poveri, scriveva: «Se non puoi credere che la povertà ti faccia diventare ricco, pensa al Signore tuo e smetti di dubitare di questo. Se egli non fosse stato povero, tu non saresti ricco; questo è straordinario, che dalla povertà derivò abbondante ricchezza. Paolo intende qui con “ricchezze” la conoscenza della pietà, la purificazione dai peccati, la giustizia, la santificazione e altre mille cose buone che ci sono state date ora e sempre. Tutto ciò lo abbiamo grazie alla povertà» (Omelie sulla II Lettera ai Corinzi, 17,1).


9. Il testo dell’Apostolo a cui si riferisce questa VI Giornata Mondiale dei Poveri presenta il grande paradosso della vita di fede: la povertà di Cristo ci rende ricchi. Se Paolo ha potuto dare questo insegnamento – e la Chiesa diffonderlo e testimoniarlo nei secoli – è perché Dio, nel suo Figlio Gesù, ha scelto e percorso questa strada. Se Lui si è fatto povero per noi, allora la nostra stessa vita viene illuminata e trasformata, e acquista un valore che il mondo non conosce e non può dare. La ricchezza di Gesù è il suo amore, che non si chiude a nessuno e a tutti va incontro, soprattutto a quanti sono emarginati e privi del necessario. Per amore ha spogliato sé stesso e ha assunto la condizione umana. Per amore si è fatto servo obbediente, fino a morire e a morire in croce (cfr Fil 2,6-8). Per amore si è fatto «pane di vita» (Gv 6,35), perché nessuno manchi del necessario e possa trovare il cibo che nutre per la vita eterna. Anche ai nostri giorni sembra difficile, come lo fu allora per i discepoli del Signore, accettare questo insegnamento (cfr Gv 6,60); ma la parola di Gesù è netta. Se vogliamo che la vita vinca sulla morte e la dignità sia riscattata dall’ingiustizia, la strada è la sua: è seguire la povertà di Gesù Cristo, condividendo la vita per amore, spezzando il pane della propria esistenza con i fratelli e le sorelle, a partire dagli ultimi, da quanti mancano del necessario, perché sia fatta uguaglianza, i poveri siano liberati dalla miseria e i ricchi dalla vanità, entrambe senza speranza.


10. Il 15 maggio scorso ho canonizzato Fratel Charles de Foucauld, un uomo che, nato ricco, rinunciò a tutto per seguire Gesù e diventare con Lui povero e fratello di tutti. La sua vita eremitica, prima a Nazaret e poi nel deserto sahariano, fatta di silenzio, preghiera e condivisione, è una testimonianza esemplare di povertà cristiana. Ci farà bene meditare su queste sue parole: «Non disprezziamo i poveri, i piccoli, gli operai; non solo essi sono i nostri fratelli in Dio, ma sono anche quelli che nel modo più perfetto imitano Gesù nella sua vita esteriore. Essi ci rappresentano perfettamente Gesù, l’Operaio di Nazaret. Sono primogeniti tra gli eletti, i primi chiamati alla culla del Salvatore. Furono la compagnia abituale di Gesù, dalla sua nascita alla sua morte […]. Onoriamoli, onoriamo in essi le immagini di Gesù e dei suoi santi genitori […]. Prendiamo per noi [la condizione] che egli ha preso per sé […]. Non cessiamo mai di essere in tutto poveri, fratelli dei poveri, compagni dei poveri, siamo i più poveri dei poveri come Gesù, e come lui amiamo i poveri e circondiamoci di loro» (Commenti al Vangelo di Luca, Meditazione 263).[1] Per Fratel Charles queste non furono solo parole, ma stile concreto di vita, che lo portò a condividere con Gesù il dono della vita stessa.
Questa VI Giornata Mondiale dei Poveri diventi un’opportunità di grazia, per fare un esame di coscienza personale e comunitario e domandarci se la povertà di Gesù Cristo è la nostra fedele compagna di vita.
Roma, San Giovanni in Laterano, 13 giugno 2022, Memoria di Sant’Antonio di Padova.
FRANCESCO
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